“Nel nostro contesto culturale è ancora incrostata l’idea che la donna sia qualcosa di mia proprietà, di cui posso disfarmi. Lo squilibrio di potere nei rapporti tra i sessi è ancora forte”. Un quadro che non cambia nemmeno tra le nuove generazioni: “La fascia di età di chi commette questi reati va dai 18 ai 35 anni. Quindi anche ai giovani viene trasmesso il messaggio del predominio maschile sulla donna“. Lo sottolinea Fabio Roia, presidente vicario del Tribunale di Milano ed esperto di violenza di genere, in un’intervista al Corriere della sera sull’omicidio di Giulia Tramontano, la 29enne incinta uccisa a Senago, nell’hinterland del capoluogo lombardo, dal suo compagno Alessandro Impagnatiello.

“Un cambiamento c’è ma è lento, non c’è stata ancora una svolta. Perché i messaggi che arrivano dalla società sono contrastanti“, spiega il magistrato. Ad esempio? La comunicazione, “che non è sempre corretta quando si parla di femminicidi, anche nella scelta delle parole: si tende ancora a voler trovare una giustificazione, un’attenuante al gesto dell’uomo”. Inoltre, aggiunge Roia, “manca ancora una vera condanna sociale della violenza: quella che si costruisce nella quotidianità. Ad esempio, e parlo ai miei “colleghi di genere” maschi, reagendo alle battute sessiste o a tutte le situazioni in cui la donna è oggettivizzata”.

Nel concreto, “il primo consiglio” a chi si trova in una situazione a rischio è quello di rivolgersi ai centri antiviolenza, “luoghi di ascolto non giudicante dove figure competenti sono pronte ad ascoltare”. Ma “anche nelle forze dell’ordine le cattive pratiche sono diminuite ed esistono professionisti specializzati“. A Milano, poi, “abbiamo aumentato il numero di magistrati che si occupano di violenza di genere proprio perché la Procura chiede sempre maggiori misure cautelari a protezione delle vittime”. Secondo il giudice, “quando si parla di prevenire la violenza sulle donne si commette spesso l’errore di pensare a come aiutarle a difendersi. Ribaltiamo il messaggio: facciamo capire agli uomini che non devono aggredire e insultare le donne, che devono rispettare la loro autonomia, la bellezza della loro diversità e accettare la possibilità che i legami vengano interrotti anche in modo unilaterale“.

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Femminicidi, capire come salvarsi non esclude tutto il resto: dall’educazione alla demolizione del potere maschilista

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