L’atteggiamento delle navi russe nel mar Mediterraneo è “provocatorio”, come “non si era mai visto nel passato”. Invece ora “sono anche molto aggressivi”. Un modus operandi che “può essere causa di un incidente”. E “un incidente fra due navi militari di due Paesi contrapposti non si sa dove può portare”. A descrivere la situazione ad alta tensione nelle acque del Mediterraneo, già dimostrata da diverse situazioni limite verificatesi dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, è l’ammiraglio Enrico Credendino, capo di Stato Maggiore della Marina militare.

Questa postura delle navi russe “era ‘normale’ nel mar Baltico ma da noi non c’era”, ha sottolineato Credendino sottolineando gli “atteggiamenti ostili” assunti dalla flotta di Mosca. Parlando di un Mediterraneo “in equilibrio instabile per moltissimi fattori di crisi”, ha ricordato che la presenza delle navi russe è la “conseguenza immediata della guerra in Ucraina per la nostra sicurezza”. E ha specificato: “Abbiamo avuto fino a 18 navi russe in Mediterraneo, questo non rappresenta una minaccia diretta al nostro territorio ma certamente aumenta la tensione”. A marzo diverse imbarcazioni russe avevano effettuato manovre ‘al limite’ anche in prossimità delle acque italiane.

Non è la prima volta che Credendino sottolinea come lo scenario all’interno del bacino Mediterraneo sia fortemente cambiato dall’inizio del conflitto e i rischi sottesi alla massiccia presenza di navi da guerra russe. L’ammiraglio ha aggiunto: “Il Mediterraneo è un’area geopolitica instabile dove è richiesta alla Marina una presenza molto superiore rispetto al passato”. Del resto, ha ricordato, “fino a 15-20 anni fa gli americani garantivano la stabilità, poi con l’avvento dell’amministrazione Obama hanno spostato il loro focus sull’indo-pacifico lasciando di fatto un vuoto nel Mediterraneo”.

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