di Anna Lubrano Lavadera*, Viola Poggini**, Elisa Spizzichino***

Il numero delle separazioni e dei divorzi ha raggiunto negli ultimi anni proporzioni tali da rendere il fenomeno oggetto di attenzione psicologica e sociale. Tanto più che il conflitto tra gli ex partner, laddove questi non riescano a cooperare nella gestione dei figli e a garantire loro un senso di continuità familiare, può trasformarsi in un fattore patogeno per il loro sano sviluppo. Un figlio che si sente “conteso”, infatti, può essere indotto a rinunciare a uno dei due genitori per allearsi con quello percepito come più vicino e sintonizzato sui propri bisogni, nel tentativo di tacitare un intollerabile conflitto di lealtà.

In questi casi il rischio evolutivo è rappresentato proprio dalla rinuncia di una parte di sé e delle sue radici che il minore compie. Le situazioni più gravi, seppure numericamente circoscritte, finiscono all’attenzione dei tribunali, degli operatori psicosociali e, sempre più spesso, sulle pagine della cronaca. Chiaramente, si sta parlando di situazioni in cui il rifiuto non è motivato da comportamenti violenti o pregiudizievoli di uno o l’altro genitore verso il figlio, né tra i genitori. Nella maggior parte dei casi, all’origine di questi episodi concorrono diversi fattori: caratteristiche di personalità degli adulti, errori relazionali di uno o dell’altro genitore, fragilità del figlio stesso, ma anche inefficacia e tardività degli interventi proposti e dei provvedimenti della Magistratura.

Del resto, da un’indagine condotta sui Servizi presenti nel territorio romano è emerso come, in più dell’80% dei casi, gli interventi messi in campo – Consulenze Tecniche d’Ufficio, Mediazione Familiare, Spazio Neutro, Sostegno alla genitorialità, Psicoterapia – si siano dimostrati perlopiù inefficaci, non specialistici e ridondanti. Su questo tema sono intervenuti recentemente l’Ordine degli Psicologi del Lazio e il Tribunale Ordinario di Roma, sezione Famiglia, attraverso una ricerca finalizzata alla messa a punto di un modello d’intervento specialistico per il trattamento di un primo gruppo di nuclei familiari. L’esperienza di collaborazione, finora inedita e riportata in un volume – Prevedere e curare la rottura delle relazioni genitori-figli -, ha visto l’intervento congiunto di psicologi, magistrati e avvocati e ispirato la stesura di un articolo specifico nella cosiddetta Legge Cartabia, laddove si consente al giudice di poter incaricare un proprio ausiliario per l’intervento e il trattamento di queste specifiche situazioni.

Tale intervento, attuato da una équipe di psicologi appositamente formati alla funzione di “facilitatori” della comunicazione genitore/figlio e di “coordinatori” tra i genitori, è rivolto a tutta la famiglia, dal momento che il rifiuto va inquadrato in una prospettiva d’insieme del sistema familiare. L’obiettivo è, innanzitutto, la tutela della salute psichica del minore e dei suoi familiari, accanto al recupero delle relazioni genitori-figlio. Vale la pena aggiungere, quale vantaggio secondario, che riducendo i costi giudiziari e sociali diretti e indiretti connessi ai casi in questione, questo approccio si traduce in un significativo beneficio in termini di contenimento della spesa pubblica.

Tra l’altro, l’interruzione nei rapporti genitore-figlio – in assenza di comportamenti pregiudizievoli del genitore rifiutato – è una delle casistiche in cui lo Stato italiano viene più spesso condannato dalla Corte di Strasburgo, proprio a causa dell’incapacità delle istituzioni di adottare azioni e atti normativi a tutela della relazione del figlio con entrambi i genitori. Vale, dunque, la pena di avviare la sperimentazione di modelli di intervento innovativi e specialistici, per adeguare gli standard del nostro sistema a un contesto sociale in trasformazione e garantire, anche ai minori coinvolti in queste delicate dinamiche, le migliori condizioni di crescita.

*Psicologa, psicoterapeuta, Ctu del Tribunale di Roma, componente del GdL Psicologia giuridica dell’Ordine Psicologi Lazio.
**Psicologa, psicoterapeuta, Ctu del Tribunale Ordinario di Roma, consigliera segretaria dell’Ordine Psicologi Lazio.
***Psicologa, psicoterapeuta, Ctu del Tribunale Ordinario di Roma, componente del GdL Psicologia giuridica dell’Ordine Psicologi Lazio.

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