Un documento di Azione che è una marcia indietro, diventa la traccia per un riavvicinamento tra Carlo Calenda e Matteo Renzi. A confermarlo è lo stesso leader d’Italia viva, che in collegamento con Metropolis dice che coi calendiani “serve un chiarimento definitivo. Perché se ora il documento di Azione dice di valutare la lista unica alle Europee vuol dire che hanno cambiato idea in una settimana. Meglio così, ma ora serve chiarezza”.

Il riferimento dell’ex segretario del Pd è a quanto scritto dai calendiani, che chiedono di condividere il loro documento nella riunione del gruppo del Senato e domani alla Camera. Il doppio appuntamento, infatti, è fondamentale per capire la fine che farà nelle aule parlamentari quello che doveva essere il Terzo polo. Come ha raccontato ilfattoquotidiano.it, infatti, se da settimane Renzi e Calenda sono divisi su tutto, uno solo è l’argomento che poteva ancora tenerli insieme: i soldi. Nella fattispecie 14 milioni di euro, che sono i contributi alle spese garantiti da qui a fine legislatura dalle Camere al gruppo unitario Azione-ItaliaViva-RenewEurope. In caso di scissione invece salterebbero, perché alla Camera occorrono 20 deputati per fare un gruppo e 9 parlamentari al Senato. Al momento il gruppo Azione Italia viva ha 21 deputati a Montecitorio e 6 senatori a Palazzo Madama: la scissione, dunque, sarebbe un problema.

E infatti alla vigilia dell’incontro al Senato ecco che arriva la richiesta dei calendiani. “Riteniamo che i gruppi parlamentari debbano rimanere uniti, essendo questo un mandato preciso degli elettori del Terzo Polo e, conseguentemente, il meccanismo di designazione dei capigruppo debba rimanere quello previsto dall’accordo post-elettorale“, si legge nel documento. “Riteniamo – proseguono i parlamentari di Azione – che debbano immediatamente cessare tutte le iniziative ostili e gli attacchi mediatici diretti e indiretti, affinché possa riprendere il lavoro di leale collaborazione tra i due partiti a livello parlamentare e territoriale. I due partiti si sono impegnati a mantenere i gruppi unici per tutta la durata della legislatura, come ribadito pubblicamente dai leader di Azione e Italia Viva”, è scritto ancora nel documento, dove viene riconosciuto che “il processo di costruzione del partito unico si è interrotto e il rapporto tra i due partiti si è profondamente deteriorato nelle ultime settimane”.

Sulle Europee gli esponenti di Azione aprono: “Riteniamo che occorra valutare con tutte le formazioni politiche e le associazioni appartenenti all’area di Renew Europe la possibilità di costruire una lista comune. La decisione verrà presa in piena autonomia dagli organi di tutti i partiti coinvolti nei tempi utili alla partecipazione alle elezioni europee, tenendo in considerazione il contesto politico e la qualità dei rapporti intercorsi tra i vari soggetti. Solo in un clima di ritrovata fiducia sarà infatti possibile fare una proposta politica comune convincente per gli elettori”.

Insomma: ora che il divorzio tra renziani e calendiani era pronto per essere ufficializzato, ecco che da Azione arrivano messaggi di pace. Subito raccolti da Renzi, che non ha risparmiato qualche stilettata all’altro leader del sedicente Terzo polo: “Una settimana fa Calenda è andato in in tv per dire che non faremo la lista alle europee insieme ma poi, come sembra dal documento di Azione di oggi, hanno cambiato idea e sono disponibili a ragionare… Allora vuol dire che hanno cambiato idea e allora va bene. Si può anche cambiare idea. Che sia la volta buona. Noi siamo disponibilissimi”. E ha aggiunto: “”Se voi dite che ognuno va per i fatti suoi in Europa, è partita chiusa anche nei gruppi. Se invece dite che facciamo uno sforzo, al netto delle umane simpatie, noi ci siamo”.

Poi Renzi ha negato ancora una volta di aver provocato la spaccatura: “Non vogliamo rompere alcunché, ma nemmeno possiamo farci ridere dietro come abbiamo fatto finora”. E ancora, riferendosi a Calenda, ha aggiunto: “Io trovo imbarazzante quel che è successo, non una singola cosa ma tutto. A fronte dei casini mondiali, credo che il Terzo polo abbia fatto una figura incredibilmente negativa in questo periodo e non ho capito perché”. Passano pochi minuti e fonti di Italia viva fanno filtrare la loro soddisfazione “per la retromarcia di Calenda che martedì scorso annunciava in diretta da Floris di non voler fare la lista unitaria di Renew Europe e oggi ha modificato la propria idea”. Dopo settimane di accuse incrociate ai limiti del surreale, dunque, calendiani e renziani fanno retromarcia su tutto: il sedicente Terzo polo deve sopravvivere. I motivi sono almeno 14 milioni.

In serata la notizia di un incontro al Senato che ha prodotto un documento. Una procedura che sarà replicata anche alla camera. I senatori di Azione e Italia Viva invitano “le forze politiche a collaborare per la creazione di una lista unitaria per le elezioni europee del 2024 allargata a tutte le forze che si riconoscono in Renew Europe” e invitano inoltre “i singoli senatori del gruppo – si legge nel documento presentato stasera in assemblea da Matteo Renzi e dagli altri senatori di Italia Viva – ad attenersi ai principi di lealtà e correttezza come previsto dall’art. 14 del Regolamento del gruppo”.

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