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“La legalità va reinventata, a volte è anche disobbedienza”. Così Nando dalla Chiesa mette insieme Falcone e don Milani

A Milano tre iniziative non ortodosse per l'anniversario della strage di Capaci mettono insieme il magistrato ucciso dalla mafia, il prete di "Lettera a una professoressa" e le detenute-attrici del carcere di alta sicurezza di Voghera
“La legalità va reinventata, a volte è anche disobbedienza”. Così Nando dalla Chiesa mette insieme Falcone e don Milani
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Certo che è facile associare Giovanni Falcone alla parola “legalità“, ma don Milani che c’entra? Caso mai lo ricordiamo come disobbediente cronico, l’esatto contrario dell’ossequiosa adesione alle norme scritte che regolano il sistema. E invece c’entra, sostiene Nando dalla Chiesa, perché il termine legalità oggi va reinventato.

“Anche Falcone fu un disobbediente rispetto al sistema – argomenta il sociologo e attivista antimafia – se no non avrebbe subito quella persecuzione. Il maxiprocesso fu un evento anche culturale: dimostrò che la mafia di può essere giudicata proprio nel suo regno”. La legalità reinventata ha a che fare con il non rassegnarsi all’esistente. Anche qui vanno lette le sfumature dell’esperienza di Falcone: “Da magistrato rispettava le sentenze, ma promosse la rotazione delle diverse sezioni della Cassazione nei giudizi per mafia, dopo che un monitoraggio aveva rilevato una casistica anomala di annullamenti. Anche una sua creatura come la Procura nazionale antimafia poneva problemi giuridici e suscitava l’ostilità dei colleghi, ma una volta introdotto fu una svolta nel contrasto alla criminalità organizzata”.

La legalità va quindi sottratta al dominio del diritto, continua dalla Chiesa, “è cultura, coscienza morale, modo di vivere”. Ora sì che il legame con Don Milani si fa più chiaro. Il prete di Barbiana “ha proposto un’idea di legalità più alta, contestando l’ordinamento della scuola che era il riflesso dell’ordinamento della società”. Anche promuovere l’obiezione di coscienza a una legge, quella sul servizio di leva, come fece don Milani, può essere un paradossale esempio di legalità.

La legalità da reineventare è il filo condutture di tre iniziative organizzate dal Dipartimento di Scienze politiche dell’Università Statale di Milano, in collaborazione con Cross, l’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’ateneo. La prima, il 22 maggio, viglia dell’anniversario della strage di Capaci, si intitola “La vera e malinconica storia di Giovanni Falcone”: una “lezione teatrale” tenuta da dalla Chiesa sul magistrato ucciso dalla mafia, promotore di una “giustizia consapevole” che non finisse per favorire le organizzazioni mafiose (Teatro Parenti, ore 21).

La seconda, il 24 maggio dalle 14,30 nella Sala lauree di via Conservatorio 7, è un ricco convegno su don Lorenzo Milani a cent’anni dalla nascita. Il titolo è “Quel prete che scrisse alla professoressa”, con interventi, fra gli altri, di don Gino Rigoldi, della vicesindaca di Milano Anna Scavuzzo, del direttore della Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti, del sociologo Alessandro Cavalli.

Terza iniziativa, il 26 maggio, quella su Carcere e teatro: “Un’esperienza speciale: il carcere di alta sicurezza di Vigevano”, con una presentazione di Nando dalla Chiesa e Martina Panzarasa. Intervengono il regista Mimmo Sorrentino e le detenute ed ex detenute del penitenziario lombardo (in Aula Magna, via Festa del Perdono 7). Informazioni complete sulla pagina di Cross.

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