Castrolibero e Nardodipace. Provincia di Cosenza e provincia di Vibo Valentia. Anche in questa tornata elettorale, i risultati delle amministrative in Calabria regalano da un lato precarietà e opportunismo politico, dall’altra mostrano il disinteresse degli elettori per i guai giudiziari dei loro rappresentanti. Due storie diverse che, proprio per questo, meritano di essere raccontate insieme. Solo così si può descrivere un territorio dove, è l’esempio di Castrolibero, se sei imputato per concorso esterno con la ‘ndrangheta, non solo ti puoi candidare ma puoi essere anche eletto sindaco per la terza volta. In realtà lo puoi fare anche a Nardodipace se, “nonostante” l’assoluzione dall’accusa di associazione a delinquere finalizzata a una serie di truffe, puoi sfoggiare la prescrizione per i reati e, soprattutto, l’esperienza di aver guidato un Comune sciolto, nel giro di 5 anni, due volte per infiltrazioni mafiose.

La prima storia è quella dell’ex consigliere regionale Orlandino Greco che, nella “sua” Castrolibero ha rastrellato il 76,98% dei voti stracciando la rivale Antonella Garritano che si è fermata al 23,02%. Con 8 seggi a 4 e con 4143 preferenze su 5568 votanti, infatti, la lista “Rinascita civica” ha avuto la meglio sulla lista “Castrolibero nel cuore”. D’altronde, la cittadina in provincia di Cosenza Orlandino Greco la conosce bene. Se non altro perché l’ha guidata per 10 anni, dal 2003 al 2013 quando, alla scadenza del secondo mandato, ha candidato ed eletto il suo “delfino politico”, Giovanni Greco. Concluse anche le sue due consiliature, Orlandino si è ripreso la fascia tricolore dando prova, per l’ennesima volta, che i partiti a queste latitudini sono solo un disegnino di lato al suo nome.

Con un passato in Alleanza nazionale, poi tradito per il centrosinistra che lo ha candidato alla Regione nella lista “Oliverio presidente” (incassando 7900 voti nel 2014), l’ex sindaco si è presentato alle elezioni amministrative anche da leader nazionale di “Italia nel Meridione”, movimento impegnato nella battaglia contro l’autonomia differenziata. Se questo è il suo profilo politico, quello giudiziario è ancora da scrivere. Pur ribadendo che è innocente fino a sentenza definitiva, infatti, Orlandino Greco è imputato in un processo che si sta celebrando a Cosenza e dove è accusato di concorso esterno con la ‘ndrangheta e corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso. L’inchiesta era stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Il procuratore Nicola Gratteri e i suoi pm, nel 2018, avevano notificato l’avviso di conclusione indagini a Orlandino Greco poi rinviato a giudizio ma ancora sotto processo.

Stando alle indagini, infatti, i clan di Cosenza avrebbero votato il politico, all’epoca sindaco di Castrolibero appunto, in cambio di denaro. Con lui, sul banco degli imputati c’è il suo uomo di fiducia ed ex vicesindaco, Aldo Figliuzzi. Anche quest’ultimo, candidato a consigliere comunale nella lista di Greco, è stato eletto con 511 preferenze. Secondo i pm, più di 10 anni fa entrambi si sarebbero rivolti al boss Michele Bruni (oggi deceduto), conosciuto con il soprannome “Bella Bella”, per ottenere voti in cambio di soldi. A puntare il dito contro Greco e Figliuzzi sono quattro pentiti. Se le dichiarazioni dai collaboratori di giustizia abbiano un fondamento, lo stabilirà un processo. Fino ad allora e fino a quando per i cittadini di Castrolibero non sarà un problema, Orlandino Greco legittimamente è stato eletto a sindaco.

Step giudiziario che, invece, è stato già superato il neosindaco di Nardodipace, Romano Loielo. Con il 50,58% delle preferenze, la lista che sosteneva Loielo ha vinto per 9 voti di scarto (390 contro 381) sull’altra lista civica, “Costruiamo il futuro per Nardodipace”, che appoggiava il candidato Samuele Maiolo. Non pervenuta, invece, la terza lista, “Alleanza democratica”, che è riuscita nell’impresa di non prendere nessun voto. Nemmeno quello del suo candidato a sindaco Fabio Tassone che evidentemente, così come i suoi aspiranti consiglieri, se si sono recati al seggio hanno votato i candidati delle altre due liste.

Sette seggi su dieci sono andati, quindi, alla lista “Uniti per Nardodipace” che, per assonanza linguistica, rimanda al nome dell’operazione “Uniti per la truffa” scattata nel 2015 quando è stato arrestato lo stesso Romano Loielo. Lo scorso febbraio è stato assolto, in primo grado, dall’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di truffe ai danni della Regione e della Comunità europea. Nella stessa sentenza, però, il Tribunale di Vibo Valentia ha dichiarato la prescrizione per alcuni reati contestati al sindaco che torna così a guidare il paesino delle Serre vibonesi. Le prime due esperienze amministrative si sono concluse, nel 2011 e nel 2015, con lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, poi confermato dal Tar e dal Consiglio di Stato.

Nella relazione della commissione d’accesso, che ha portato all’ultimo scioglimento, c’è scritto che “gli accertamenti hanno consentito di appurare una fitta e intricatissima rete di parentele dirette e collaterali, di affinità, di contiguità, di connivenze e di assidue frequentazioni degli amministratori comunali in carica e di molti dipendenti con numerosi soggetti gravati da diversi precedenti penali e di polizia, nonché con noti esponenti delle consorterie criminali delle Serre vibonesi”. “Spiccano in particolare – avevano sottolineato i commissari prefettizi – le relazioni parentali e/o le frequentazioni del sindaco Loielo…”. Per la terza volta primo cittadino di Nardodipace.

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