Il caso della (mancata) costituzione di parte civile della presidenza del Consiglio era stato già oggetto di una polemica. E oggi il ritardo con cui il governo ha deciso di essere presente costa a palazzo Chigi la partecipazione stessa: lo Stato non sarà parte civile nell’eventuale nuovo processo per la strage di piazza della Loggia a Brescia. Nel corso dell’udienza preliminare del procedimento a carico di Roberto Zorzi, il gup ha infatti respinto la costituzione della presidenza del Consiglio, che aveva presentato istanza in ritardo rispetto a quando l’udienza ha preso il via, lo scorso 23 marzo. Il giudice ha accolto l’eccezione della difesa dell’imputato che si è opposta alla tardiva costituzione: la Presidenza del Consiglio, è la tesi, non poteva non sapere dell’inizio dell’udienza e quindi non può chiedere di farvi ingresso in ritardo. Per la giudice, Francesca Grassani, manca il presupposto principale, cioè la “forza maggiore” della richiesta tardiva: che ci fosse udienza sarebbe cioè stato un “fatto notorio” e divulgato anche a più riprese dalla stampa. E il governo non può lamentarsi di non essere stato citato dalla Procura, perché la sua posizione non è quella di persona offesa ma di semplice soggetto danneggiato dal reato. È la prima volta, in tutti i procedimenti per l’attentato del 28 maggio 1964, che lo Stato non sarà giuridicamente presente.

La reazione di palazzo Chigi – “Sorprende la decisione del gup di Brescia di negare la costituzione di parte civile proposta dall’Avvocatura dello Stato per la Presidenza del Consiglio”, a cui “è stato così impedito l’esercizio del potere-dovere di affiancare la difesa delle vittime”, è la reazione affidata in serata a una nota di palazzo Chigi, annunciando che l’Avvocatura “è stata incaricata di proporre ricorso in Cassazione contro un provvedimento così palesemente abnorme“. Il gup, si legge, “non aveva dato notizia al governo dell’udienza antecedente a quella odierna e ciò aveva reso impossibile la costituzione. La Presidenza del Consiglio aveva incaricato l’Avvocatura dello Stato di presentare istanza di rimessione in termini che lo stesso gup ha accolto. Perché mai l’avrebbe accolta se non per formalizzare la costituzione?”. Inoltre, aggiunge Chigi, “oggi il gup sostiene che la Presidenza del Consiglio avrebbe dovuto conoscere l’antecedente udienza in quanto “fatto notorio”: ciò contraddice la precedente decisione dello stesso ufficio e il codice di procedura penale che impone di notificare l’udienza a chi ha titolo a intervenirvi”.

La polemica – Il 23 marzo scorso, alla prima udienza, la mancata costituzione di parte civile aveva scatenato la dura reazione dei familiari delle otto vittime travolte dall’esplosione dell’ordigno collocato in un cestino della piazza bresciana da uomini appartenenti alle formazioni neofasciste. “Non so se la presidenza del Consiglio sia stata avvertita in merito a questa udienza o se sia stata una scelta di non costituirsi parte civile. Mi auguro che nel giro di pochi giorni venga chiarita questa situazione“, aveva subito detto Manlio Milani, presidente dell’Associazione familiari vittime della strage di piazza della Loggia. “Siamo accanto alle vittime della strage di Brescia, con tutta la nostra partecipazione capiamo il loro dolore per non avere accanto il governo come parte civile in questo importante processo. Le loro perdite – dice oggi la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Luana Zanella – sono state anche frutto dei depistaggi e del tradimento di uomini dello Stato. La scelta del governo è scandalosa“.

L’inchiesta – Si tratta del nuovo filone d’inchiesta per la Strage di Piazza della Loggia per cui la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Roberto Zorzi, ritenuto l’esecutore materiale e accusato di concorso in strage con altri tra cui Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, per “aver partecipato alle riunioni in cui l’attentato veniva ideato, manifestando la propria disponibilita’ all’esecuzione dell’attentato e comunque – recita il capo di imputazione – rafforzando il proposito dei correi”. Nato a Merano, ma cresciuto nel Veronese, oggi vive negli Stati Uniti con passaporto americano e gestisce un allevamento di dobermann che ha chiamato ‘Il Littorio’. Tramonte, l’ex Fonte Tritone dei sevizi, è stato condannato all’ergastolo per l’eccidio con il medico veneziano Carlo Maria Maggi, ex ispettore di Ordine Nuovo per il Triveneto, deceduto negli anni scorsi. Lo scorso ottobre la Corte d’appelli di Brescia aveva rigettato l’istanza di revisione del processo avanzata da Tramonte e negli stessi giorni la Procura dei minori e quella ordinaria avevano chiesto il rinvio a giudizio per Marco Toffaloni, all’epoca 17enne, e Roberto Zorzi, che aveva 20 anni nel 1974.Toffaloni, 65 anni compiuti a giugno vive in Svizzera ed è cittadino elvetico”. Per gli inquirenti Toffaloni – rinviato a giudizio dal gup per i minori lo scorso 5 aprile – era in piazza il giorno della strage, mentre Zorzi è accusato di “aver partecipato alle riunioni in cui l’attentato veniva ideato, manifestando la propria disponibilità’ all’esecuzione e comunque rafforzando il proposito dei correi”. Tramonte, ex informatore dei Servizi segreti, aveva chiesto un quarto grado di giudizio sostenendo di essere vittima di un errore e spiegando, anche intervenendo in video collegato dal carcere di Melfi, che non era presente in piazza della Loggia il giorno dell’attentato smentendo una foto che, nell’ambito del processo che nel 2015 aveva portato alla sua condanna all’ergastolo davanti alla Corte d’assise di Milano, era finita agli atti come prova contro lo stesso Tramonte.

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