Sì, ho pensato al suicidio perché facendolo non avrei trasmesso il debito agli eredi e avrei bloccato tutto. Adesso il ministero della Giustizia dal 2001 a oggi, mantiene ipotecato tutto il mio patrimonio fin o alla fine dei miei giorni”. Così Alfonso Sabella, ospite dell’ultima puntata di stagione de La Confessione di Peter Gomez, in un’intervista realizzata in esclusiva per TvLoft e disponibile da oggi sulla piattaforma. ripercorre l’intera vicenda che lo ha visto protagonista di uno degli eventi più drammatici degli ultimi 30 anni: il G8 di Genova del luglio 2001. “In quel momento lei è a presente come responsabile dell’ispettorato. Alcuni manifestanti vengono fermati e portati alla caserma di Bolzaneto dove vengono picchiati. Lei finirà sotto inchiesta con l’accusa di non aver impedito quelle violenze. Poi questa inchiesta verrà archiviata. Com’è andata?”, ha chiesto il direttore de Ilfattoquotidiano.it. “Il G8 di Genova mi ha rovinato la vita. Purtroppo nonostante sia una bellissima città, evito la accuratamente perché non voglio più metterci piede in vita mia. – ha premesso l’ex pm del pool di Palermo – Vengo coinvolto nelle indagini, giustamente i pm mi iscrivono nel registro degli indagati, io chiedo di essere interrogato, dico loro di prendersi i tabulati telefonici per accertare quando sono stato lì e che quando io ero a Bolzaneto non sono mai accaduti fatti di violenza, che nessuno mi ha mai riferito nulla, che certi dati li ho saputi soltanto dopo perché nessuno mi ha mai detto niente in corso d’opera e che io – tra l’altro – potevo accedere soltanto alla prima cella e non ho mai messo piede in infermeria. – ha proseguito il magistrato attualmente in servizio al Tribunale di Napoli – I pm ovviamente si rendono conto che la mia posizione è soltanto un atto dovuto e chiedono l’archiviazione. E quando le persone offese fanno opposizione all’archiviazione, io non solo rinuncio alla prescrizione – sono l’unico del G8 di Genova ad averlo fatto – ma faccio una cosa che nessun altro uomo ha mai fatto in Italia. Mi associo all’opposizione all’archiviazione, lo faccio perché dico: ‘Non voglio un’archiviazione, voglio che si indaghi a fondo su di me’, perché i pm non hanno indagato, hanno capito subito che non c’entravo nulla“.

“L’archiviazione provoca due risultati: da una parte la sua carriera viene bloccata, dall’altra soprattutto scatta una richiesta di risarcimento: interviene la Corte dei Conti che in primo grado addirittura la condanna a pagare più di un milione di euro. Io mi ricordo che la chiamavo – perché noi ci conosciamo fin da ragazzi, lo possiamo dire – e lei mi diceva: “Io mi voglio uccidere”, ha ribattuto Gomez. “Sì, ho pensato seriamente al suicidio perché facendolo non avrei trasmesso il debito agli eredi e avrei bloccato tutto, perché sinceramente in quel processo io ho chiesto di essere sentito, ho chiesto che venissero sentiti i testimoni, ho chiesto che venissero acquisiti i tabulati, ho chiesto di sentire tutti, ma non mi è mai stata la possibilità di difendermi”. Nel 2020 la richiesta economica viene ridimensionata a 56mila euro: “In secondo grado io chiedo di difendermi ancora una volta e ancora una volta mi dicono “No, non hai diritto a difenderti. Non me ne frega nulla dei 56.000 euro, ma il ministero della Giustizia fino ad oggi (dal 2001, ndr), fino alla data odierna, mantiene ipotecato tutto il mio patrimonio, tutto, patrimonio di cui non potrò entrare in possesso in nessun modo, fin quando non muoio. Però stavolta non mi suicido eh, ho anche una bambina di due anni e mezzo, una figlia di ventotto, no no, non ne vale la pena”, ha concluso Sabella con amara ironia.

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Sabella a La Confessione su TvLoft di Gomez: “Non mi prostituisco alla logica delle correnti. Morirò giudice di primo grado”

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