La protesta delle tende va avanti. Le manifestazioni davanti alle università per denunciare la crisi abitativa e la corsa pazza dei prezzi degli affitti prosegue in otto diverse città, come comunica l‘Udu, l’unione degli universitari: Milano, Pavia, Padova, Venezia, Bologna, Perugia, Firenze e Roma. Nel pomeriggio si è aggiunta anche Bari. Nei giorni scorsi alla mobilitazione avevano partecipato anche gli studenti di Torino e Cagliari (dove le tende sono state smontate), mentre a Trento arriveranno venerdì. I sit-in hanno avuto l’effetto di infiammare il dibattito politico e spingere il governo verso la ricerca di una soluzione. Davanti a La Sapienza in giornata sono arrivati il presidente del M5s Giuseppe Conte e la segretaria del Pd Elly Schlein. L’ex presidente ha detto di apprezzare la protesta “pacifica e democratica” e ha sostenuto che il Movimento è “pronto a fare il possibile”, mentre Schlein ha garantito che il partito insisterà “per maggiori risorse per il diritto allo studio” e frenato l’entusiasmo sul quelle annunciate dal governo perché “vanno più verso le realtà private, quindi non diventano strutturali”.

Dopo l’uscita sbilenca di mercoledì del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara – peraltro ministro non competente in materia – che ha dato la colpa ai sindaci di centrosinistra oggi a parlare è la titolare dell’Università, Anna Maria Bernini, che in un’intervista al Corriere della Sera conferma la sua “irritazione” per le parole del collega di governo. “La ricerca di una contrapposizione con le amministrazioni locali – spiega Bernini – è controproducente al raggiungimento di una soluzione efficace e il più possibile condivisa”. Valditara “esprime legittimamente le sue opinioni, ma la mia linea rimane quella del dialogo. La mia stella polare sono gli studenti”, rilancia la ministra.

Quanto al merito l’esponente di Forza Italia spiega che “con una manifestazione d’interesse individueremo gli immobili disponibili. Per soddisfare la domanda dobbiamo aumentare l’offerta, è indiscutibile. E la collaborazione con i privati, prevista dal Pnrr, è indispensabile. Assegneremo gli immobili a chi garantirà, al minor costo, il maggior numero di posti letto ai ragazzi che ne hanno diritto”. Per Bernini “c’è chi fa campagna elettorale con e sulle tende degli studenti, e chi risolve il problema. Questo governo – rivendica – ad appena un mese dall’insediamento, ha stanziato quasi 1 miliardo di euro sul diritto allo studio: 500 milioni per le borse di studio e 400 per nuovi posti letto”. I 500 milioni in realtà sono per il 2024-2025 e i 400 sono serviti per reintegrare i fondi della legge 338/2000 per la realizzazione e ristrutturazione delle residenze universitarie.

La vede in modo meno positivo Camilla Piredda, coordinatrice dell’Udu. “Le dichiarazioni del ministro Valditara – dice – ci hanno fatto molto arrabbiare perché hanno dato il segno di una politica incapace di assumersi le proprie responsabilità”. Per questo, spiega, la protesta continua. Il sindacato studentesco ha scritto alla ministra Bernini e chiesto la convocazione urgente di un tavolo al ministero per trovare soluzioni. “Abbiamo espresso tutte le nostre preoccupazioni su come si stanno spendendo le risorse del Pnrr – sottolinea Piredda – le quali stanno andando a favore di studentati privati. Come si può pensare che uno sconto del 15% sul canone di mercato potrà essere risolutivo? Invece i famosi 400 milioni di euro, ricordati anche oggi dalla ministra Bernini, sono troppo pochi e congelati da mesi. Se veramente il Next Generation Eu deve guardare alle nuove generazioni, vorremmo che queste venissero coinvolte e consultate. Per questo, abbiamo chiesto l’apertura di un tavolo nazionale per affrontare la crisi abitativa”. L’Unione degli Universitari fa sapere di essere al lavoro su un’indagine approfondita di come si stanno utilizzando le risorse del Pnrr, che presenterà settimana prossima insieme a un “contro Pnrr” elaborato proprio dal sindacato studentesco, in contrapposizione a quello che si sta attuando.

Ma come intende procedere il governo per realizzare gli ulteriori 52.500 posti letto che secondo il Pnrr dovranno essere realizzati entro il 2026, dopo i 7.500 macchinosamente recuperati in strutture già esistenti gestite soprattutto da privati? Come ha spiegato su lavoce.info Alessandro Santoro che è stato team leader del ministero dell’Economia per la Missione 4 durante la fase di definizione del Pnrr ed è attualmente prorettore al bilancio e delegato per il diritto allo studio per l’Università di Milano-Bicocca, “la riforma prevede la destinazione di 660 milioni a vantaggio dei soggetti privati che, anche in convenzione o in partenariato con le università, mettano a disposizione nuovi posti letto (…) Il finanziamento si sostanzia in un contributo a fondo perduto per la copertura dei costi di gestione del posto letto nei primi tre anni, a cui si aggiungono ulteriori agevolazioni fiscali”. Bernini ha detto di aver chiesto “collaborazione a partire dal demanio, i Comuni e i sindaci delle aree metropolitane” per “un censimento degli immobili inutilizzati affinché vengano messi a disposizione per gli studenti”.

Il presidente della Commissione Cultura e Università della Camera Federico Mollicone (FdI) e il capogruppo di FdI in Commissione, Alessandro Amorese, dichiarano che presenteranno “una risoluzione” e convocheranno “le associazioni studentesche e i ministri competenti, così come le autorità degli enti locali e delle Regioni”. Il problema “affligge moltissimi studenti italiani in tutta la Nazione”, ammettono, riconoscendo pure che “il tema” della “completa realizzazione del diritto allo studio è stato trascurato fino ad oggi. A Milano in media una camera singola costa 628 euro al mese, a Bologna 467 e a Roma 452”.

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