Solo due giorni fa aveva inveito contro il Cremlino, mostrando i cadaveri dei suoi mercenari, per poi lasciarsi andare a dichiarazioni più concilianti una volta che i vertici militari di Mosca avevano risposto positivamente, con una promessa, alla sua richiesta di invio munizioni. Un richiesta di ultimatum in base alla quale i suoi uomini avrebbero lasciato o meno Bakhmut. Ma ora Yevgeny Prigozhin, capo dei miliziani russi della Wagner impegnati al fronte in Ucraina, torna all’attacco dei vertici: in un video spiega che “il nostro esercito (i russi) sta scappando!” da Bakhmut, visto che che “la 72esima brigata è fuggita” dalla cittadina assediata da mesi “e ha lasciato tre chilometri quadrati, per i quali sono morti 500 wagneriani”. Una ritirata che per Prigozhin dimostra che “lo Stato russo non è in grado di difendere il Paese” e la leadership dell’esercito di Mosca sta cercando di “ingannare” il presidente Vladimir Putin sull’offensiva in Ucraina, proprio nel giorno altamente simbolico in cui Mosca commemora la vittoria sulla Germania nazista nel 1945. “Se si fa di tutto per ingannare il comandante in capo (Vladimir Putin), allora o il comandante in capo vi strapperà il cu..o oppure sarà il popolo russo a essere furioso se la guerra sarà persa”, ha detto Prigozhin, accusando ancora una volta l’esercito di non fornire le munizioni necessarie per prendere Bakhmut, epicentro dei combattimenti. “Il ministero della Difesa della Federazione Russa non ha mai fornito a Wagner le munizioni promesse”, ha affermato, dicendo che “ci è arrivato solo il 10 per cento delle munizioni richiestè’, precisando poi la volontà di abbandonare l’epicentro dei combattimento se non dovessero essere soddisfatte le richieste fatte nei giorni scorsi. “La questione delle munizioni deve essere risolta” perché “gli ucraini lanceranno una controffensiva a breve”, ha aggiunto.

Gli scontri tra il capo della Wagner e i vertici militari russi vanno ormai in scena da tempo: già nelle settimane scorse aveva accusato il ministro della Difesa Shoigu di alto tradimento per non avere inviato ai mercenari le munizioni richieste, e di voler distruggere i suoi uomini lasciandoli senza proiettili. Oggi l’ex detenuto originario di San Pietroburgo – a capo di un impero che spazia dai servizi di catering alle scuole ai militari ai mercenari impegnati in Ucraina – chiede a ogni russo di esercitare pressioni sulle forze armate perché condividano le loro munizioni con i suoi uomini. E nonostante al momento risulti essere una figura marginale nella scena politica russa, Prigozhin sembra puntare a intraprendere questa strada, visto il recente avvicinamento a Sergei Mironov, capo del partito Russia Giusta (SR) nel parlamento russo, e il sostegno di vari esponenti della destra russa. Anche Andriy Yusov, rappresentante della direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino, in un’intervista a Rbc-Ucraina ha dichiarato che “persone come Prigozhin, quando parliamo della cosiddetta società russa, se parlano di qualcosa non lo fanno solo a proprio nome, ma a nome dei loro partner. Parte della cosiddetta élite politica e di potere della Russia sta prendendo in considerazione vari scenari, inclusa la pianificazione di un qualche tipo di vita dopo Putin, dopo la sconfitta nella guerra con l’Ucraina. Ecco perché stanno preparando vari scenari apocalittici (e in realtà realistici) per la Russia“.

Ad analizzare gli scontro tra la Wagner e il ministero della Difesa russo anche il think tank americano Isw (Institute for the Study of War): secondo l’istituto il generale dell’esercito Valery Gerasimov, comandante generale della campagna in Ucraina, e forse lo stesso Shoigu “non hanno la capacità di comandare Prigozhin e il leader ceceno Ramzan Kadyrov come subordinati, ma devono invece negoziare con loro come pari”.
Per Isw, “le degradate capacità di Gerasimov di controllare i suoi comandanti probabilmente limiteranno ulteriormente la capacità dell’esercito russo di condurre operazioni coerenti che coinvolgono diverse aree di responsabilità”. Isw valuta come improbabile che Putin rimuova Gerasimov dalla carica di comandante generale per motivi di reputazione, e quindi l’indebolimento pubblico di Gerasimov da parte di Prigozhin e Kadyrov potrebbe avere un impatto duraturo sul potere del comandante generale in Ucraina.

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