di Carmelo Sant’Angelo

Ben nove ore ad arringare la folla, ad incitare i giovani a non abbassare la testa, a spronarli per lottare nella difesa dei propri diritti, a non subire ricatti e non accettare compromessi nei luoghi di lavoro, ad esaltare la forza e la bellezza delle norme costituzionali, ad inventare persino “nuovi diritti” raccogliendo i suggerimenti da casa e, poi, sul finale: “scusate abbiamo scherzato”. È quello che è successo sul palco del 1° maggio dove i conduttori scelgono di prendere le distanze dalle parole di buon senso pronunciate dal fisico Carlo Rovelli contro la guerra e coloro che la alimentano.

Ovviamente Ambra Angiolini e Biggio ripetono ciò che i ventriloqui, lontani dalle quinte, hanno dettato. Ma ciò non alleggerisce le loro responsabilità perché hanno preferito calpestare la loro dignità – forse per non inimicarsi i dirigenti Rai e i vertici politici? Per continuare a lavorare probabilmente hanno accettato un ricatto? Tutto questo dopo aver sponsorizzato, dalle tre del pomeriggio fino a tarda notte, la dignità del lavoro. Non si sono limitati a prendere le distanze dal lucido discorso di un uomo di scienza, ma hanno anche negato di conoscerne le intenzioni, perché se lo avessero saputo avrebbero organizzato un contraddittorio.

Siamo arrivati alla follia! Come si fa a mettere sullo stesso piano il potere comunicativo di un ministro, con un’informazione embedded ai suoi piedi, e la voce di protesta di un libero intellettuale? Il ventennio berlusconiano ci ha corrotti fino al midollo! Il contraddittorio è il fratello gemello della par condicio, un alibi venduto al volgo come un astuto stratagemma per giustificare lo strapotere mediatico del signore di Arcore. Serve soltanto a tappare la bocca di chi è fuori dal coro.

A reti unificate dileggiano quotidianamente le misure del governo Conte, rimproverandogli persino di essere tornato da Bruxelles con le tasche troppo piene, ma in questo caso non c’è nessuna necessità di contraddittorio. Si può impunemente mentire, a dispetto dei fatti e dei numeri che raccontano un’altra verità. Il contraddittorio, in realtà, serve solo a coprire la loro livrea di fedeli servitori della propaganda. Molto meglio i famigli della destra che indossano con orgoglio i loro calzoni a polpaccio, le calze bianche e le scarpe con la fibbia, almeno ci risparmiano la morale e gli ammaestramenti. Chiunque, inoltre, può immediatamente riconoscere lo stemma del loro casato, che portano come una medaglia al petto, individuando repentinamente i loro danti causa e quali interessi difendono.

Meritano, invece, solo disprezzo coloro che si travestono da sinceri democratici, progressisti, difensori delle virtù civiche, tutti esponenti di una sedicente sinistra illuminata che, dietro le quinte, briga per accreditarsi con il potere politico, economico e finanziario. È grazie a costoro, che siedono in Parlamento, nelle file dei rappresentati sindacali, nelle redazioni dei giornali e nei gangli vitali del dibattito pubblico, che i lavoratori italiani sono oggi più poveri, ingiustamente umiliati ed iniquamente emarginati. Si sono spogliati senza alcun pudore della loro dignità sottraendola anche i lavoratori che dicono di voler rappresentare.

Supponenti e presuntuosi, ritengono di stare sempre dal lato giusto della storia e poi quando il padrone fischia corrono obbedienti. Con questi dirigenti i lavoratori italiani non vinceranno mai! Nanni Moretti docet.

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