L’esercito arriva alla spicciolata verso il tramonto. Uno scalpiccio sul selciato che neanche ci fai caso. Il borgo riposa ancora, i bambini giocano per strada, i vecchi fumano al fresco, le donne a gruppi si fermano a chiacchierare davanti alle botteghe. L’orda aumenta alle prime ombre della sera e, come acqua fangosa tracimata da un fiume in piena, invade i vicoli medioevali.

I Barbari arrancano sui sampietrini trascinando carri e carretti cigolanti. Emettono ululati rabbiosi, a volte intonano canti di guerra in lingue sconosciute. Invadono la città, la saccheggiano, disseminano le strade di sporcizia, defecano negli androni. Poi, quando è buio fatto, l’esercito si ricompatta nelle piazze. Le occupa rumorosamente con tende da campo. Si ammucchia sulle panche intorno alle bettole della Suburra. Vengono serviti birra (in pinte giganti) e cibi grassi. I tavoli si riempiono di
carte unte, briciole e resti di cibo. I Barbari, oramai alticci, assai prima che si levi la luna ruttano, gridano, inveiscono contro gli anziani pallidi affacciati alle finestre del vicolo.

Gli abitanti del rione ancora per strada scappano e si chiudono in casa per trascorrere un’altra notte di paura. Non si dormirà ancora e ancora. Visi pallidi, occhiaia. Ansia. I tribali divorano insaccati incuranti dei ratti che, attratti dal cibo, sbucano dalle fogne avventandosi sui tavoli. Si ode un fruscio d’ali. Sono i
gabbiani che, planati dai tetti, si avventano sui topi. Lontano, nel buio, branchi di cinghiali si preparano all’attacco finale grugnendo minacciosi. Le guardie del borgo osservano mute la scena
senza alzare un dito, senza sfoderare la spada. Sono in silenziosa attesa di una manciata di denari, dell’obolo per il silenzio come cani in attesa di un osso dal padrone.

Da anni ormai i guardiani del popolo si sono venduti agli invasori per un pezzo di pane, una pinta di birra annacquata. È notte, ma la città non dorme. Mentre i vicoli, le piazze, i tavoli sono ormai invasi di cibo, umidi di alcol, sputo, urina, i Barbari (occhi rossi, menti obnubilate, voci roche, bocche che biascicano) cantano a squarciagola e bevono bevono bevono: spritz.

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