L’aeroporto Marco Polo di Venezia raddoppia e per il centro storico lagunare si profila un futuro ancor più legato al turismo di massa, con la prospettiva che la città che vive sull’acqua sia sempre meno abitata da residenti e condannata ad essere sempre più meta dei flussi di visitatori. Dove possono essere convogliati, altrimenti, più di 20 milioni di viaggiatori che sbarcheranno ogni anno nel terzo scalo italiano che ha approvato investimenti per la crescita che ammontano a oltre due miliardi di euro? La domanda non è peregrina, dopo la presentazione dell’ambizioso masterplan di Save, la società di gestione, nella sede di Palazzo Balbi, sede della giunta regionale del Veneto. A fare da padrone di casa, il governatore Luca Zaia il quale, con la bulimia di elogi che lo contraddistingue quando parla del Veneto e delle sue attività, estasiato, ha detto testualmente: “Questo Masterplan è bello come la Pietà di Michelangelo”. Tradotto: un capolavoro ineguagliabile.

Gli obiettivi illustrati dal presidente di Save, Enrico Marchi, e dall’amministratore delegato Monica Scarpa puntano a moltiplicare per due i numeri che contano. I 12 milioni attuali di passeggeri, infatti, non sono lontani dal punto di saturazione, che potrebbe essere raggiunto nel 2026. Ecco che è stato indicato l’obiettivo di arrivare a 20,8 milioni di transiti annui nel 2037, a cui si devono aggiungere i quasi tre milioni dello scalo Antonio Canova di Treviso che si trova a una trentina di chilometri di distanza in linea d’aria. Se si aggiunge il Catullo di Verona, dove ormai Save ha un ruolo chiave, la massa di viaggiatori supererà abbondantemente i 25 milioni all’anno. Ma a raddoppiare è anche la superficie coperta del Marco Polo, che amplierà il terminal verso nord (area Schengen) e verso sud (area extra-Schengen) incrementando di 100mila metri quadrati coperti gli attuali 90mila dell’aerostazione. Ma c’è un raddoppio che riguarda anche la pista. Non ne verrà costruita una seconda, ma quella di rullaggio, parallela all’attuale, diventerà intercambiabile con la prima, dopo alcuni interventi di allungamento. Si potrà decollare o atterrare anche sulla seconda, ma non contemporaneamente con il funzionamento della prima. Il risultato sarà che, a regime dell’intervento, partiranno o arriveranno 50 voli all’ora, a distanza di poco più di un minuto l’uno dall’altro.

All’obiezione che in questo modo Venezia è condannata alla monocultura turistica (già adesso il numero dei residenti è quasi superato dagli ospiti in alberghi, case, b&b), ha risposto il governatore Zaia. “Il turismo in Veneto non è solo Venezia. Arrivano ogni anno 68 milioni di visitatori, di cui 14 milioni vanno a Venezia, 32 milioni sulle coste dell’Adriatico, 9 milioni sul Garda e altri 6 milioni sulle Dolomiti. Siccome il 66 per cento è composto da turisti stranieri, ben venga il raddoppio dell’aeroporto, così toglie il traffico dalle strade”. Enrico Marchi ha ammesso di pensare a una rete che leghi l’aria con l’acqua, quando ha parlato di un interessamento al sistema crocieristico, per evitare che quel settore turistico finisca da altre parti e abbandoni Venezia. “L’avevo detto ancora nel 2017, dopo un Comitatone, che il problema non era affatto risolto. E qualche idea su come farlo ce l’ho”.

Il Masterplan racconta di un aeroporto che sarà a emissioni zero di CO2 nel 2030, grazie anche a 380 milioni di investimenti nella sostenibilità ambientale. Un nodo, che è stato contestato dagli ambientalisti, è quello del collegamento ferroviario con una bretella a cappio, che correrà in parte nel sottosuolo, ai limiti dell’area protetta dell’Unesco. Si tratta del sistema di intermodalità per arrivare alla linea ferroviaria Mestre-Trieste. La stazione aeroportuale sarà nel sottosuolo del terminal. “I lavori sono appaltati e ci è stato assicurato che lavoreranno 365 giorni all’anno perché l’impegno è quello di arrivare al 2026, quando ci saranno le Olimpiadi invernali, con l’opera ferroviaria finita”, ha detto Marchi. Il rischio di non tener fede ai programmi, visto che in tre anni appare difficile completare una linea ferroviaria di 8 chilometri, che sulla carta costa 430 milioni di euro, una cifra che è già stata aumentata in sede di progetto definitivo? “Noi mettiamo 50 milioni di euro – ha spiegato l’ad Monica Scarpa – la parte restante spetta a Rfi”.

Il presidente di Save ha escluso che la campagna acquisti lanciata per comprare sei quotidiani locali del gruppo Exor (si concluderà a settembre) abbia una finalità di supporto alla progettazione infrastrutturale dell’aeroporto. “Sono quotidiani dotati di una loro autorevolezza, l’offerta di acquisto non c’entra nulla con il masterplan”. Eppure La Nuova Venezia, Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi di Belluno, il Messaggero Veneto di Udine e Il Piccolo di Trieste veicolano l’informazione nel cuore del Nord Est produttivo, proprio lì dove il progetto di Marchi punta “a far crescere il territorio”. Notata l’assenza alla presentazione del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. Era stato informato dell’evento, ma non ha mandato nemmeno un suo delegato. Da tempo il sindaco e il presidente dell’aeroporto sono ai ferri corti. Non a caso, quando il Comune ha annunciato l’intenzione di introdurre una tassa d’imbarco supplementare di 2,5 euro, da Save è venuta una netta opposizione, al punto da presentare un ricorso al Tar per bloccare tutto. Marchi non ha fatto polemica sull’assenza di Brugnaro. “Noi riteniamo che quella tassa non sia applicabile, per cui attendiamo con fiducia l’esito del ricorso”.

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