L’assessore all’Urbanistica del Comune di Torino Paolo Mazzoleni è indagato dalla Procura di Milano in relazione a un presunto abuso edilizio nella realizzazione di una palazzina in fase di costruzione in piazza Aspromonte, in zona Città Studi. Una contestazione che riguarda, da quanto si è saputo, la sua qualità di architetto autore del progetto, oltre che di ex componente della Commissione Paesaggio del Comune di Milano. “Siamo sereni per il nostro operato – ha chiarito l’avvocato di Mazzoleni, Maurizio Bortolotto – Aspettiamo l’evoluzione del procedimento e abbiamo piena fiducia nella magistratura”. Mazzoleni, che insegna al Politecnico di Milano, ha ricevuto nei giorni scorsi dalla Procura un atto per l’elezione di domicilio. La difesa si dice “serena” e ribadisce la “correttezza dell’operato” dell’architetto.

L’inchiesta è coordinata dal dipartimento guidato dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano e dalla pm Marina Petruzzella. A ottobre era scattato anche il sequestro dell’edificio (erano stati costruiti sette piani) sorto all’interno di un cortile di piazza Aspromonte. Il sequestro non è poi stato convalidato dal gip e il Riesame non ha accolto il ricorso dei pm. Oggi, tra l’altro, si è tenuta un’udienza in Corte di Cassazione sull’ulteriore impugnazione della Procura. Tra gli indagati, come era già emerso, c’è il costruttore Andrea Bezziccheri, presidente del Cda della Bluestone Aspromonte srl.

La Procura, che indaga anche per falso, ha ipotizzato, si legge negli atti, che “le opere in corso di realizzazione sono state autorizzate in base a permessi di costruire illegittimi per violazione delle norme che regolano l’altezza delle costruzioni nei cortili, in quanto emessi sulla base di pareri ideologicamente falsi della commissione per il paesaggio” di Palazzo Marino, “che hanno ritenuto che l’area interessata dall’edificazione non potesse essere considerata cortile”.

Il gip milanese Daniela Cardamone non aveva convalidato il sequestro del palazzo, chiamato “Hidden garden“, perché, in sostanza, trovandosi davanti a due pareri difformi in merito allo spazio in cui si sta costruendo l’edificio – per gli inquirenti ha “tutti i caratteri di un cortile“, mentre per i tecnici comunali si tratta di “un’area residuale o di uno spazio accidentale” frutto dello sviluppo dei palazzi sorti attorno – ha ritenuto di non “considerare fondata” l’ipotesi dell’accusa. E anche il Riesame ha respinto il ricorso, tanto che la Procura ha impugnato in Cassazione.
Nell’inchiesta tra gli indagati figurano anche una ex dirigente dello Sportello unico servizio edilizio del Comune di Milano, il responsabile del procedimento e un tecnico dell’istruttoria sulla palazzina.

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