Si è sgonfiato il processo “Assicurato” che nel 2019 aveva portato all’arresto di un medico e di un infermiere di Reggio Calabria nell’ambito di un’inchiesta della guardia di finanza. All’epoca il medico del pronto soccorso Bruno Falcomatà e il paramedico del reparto di radiologia Nicola Gullì, in servizio presso il Grande Ospedale Metropolitano, erano finiti agli arresti domiciliari assieme ad altri due soggetti che avevano organizzato una truffa alle assicurazioni che ha fruttato oltre cinquantamila euro grazie a certificazioni false. Accusati di fraudolento danneggiamento di beni assicurati, falsità materiale e ideologica in atti pubblici e accesso abusivo a sistemi informatici, per entrambi la Procura aveva chiesto 4 anni di carcere. Gli stessi reati sono stati contestati a un altro medico in servizio presso il reparto di neurochirurgia del Gom, l’ex consigliere comunale Giuseppe D’Ascoli per il quale, invece, i pm hanno chiesto l’assoluzione.

Stando alle indagini, i sanitari avrebbero fornito i documenti necessari e le certificazioni mediche false, utilizzate per incardinare l’iter della richiesta di indennizzo. In particolare, nel fascicolo dell’inchiesta si parlava di un falso verbale di accettazione di pronto soccorso che sarebbe stato redatto con lo scopo di rilasciare false certificazioni mediche relative a presunte visite di controllo. Per gli inquirenti, infatti, Falcomatà e Gullì hanno predisposto e una falsa perizia medico-legale ed effettuato un accesso abusivo al sistema informatico dell’ospedale adibito alla gestione delle immagini radiologiche. Nel troncone del processo con il rito ordinario, era imputata pure Caterina Gangemi, accusata di aver denunciato un falso incidente stradale. Anche per lei, l’accusa aveva chiesto la condanna ma al termine del dibattimento, il giudice monocratico ha assolto tutti e quattro gli imputati difesi dagli avvocati Francesco Calabrese, Alba Nucera, Giuseppe Alvaro, Giacomo Iaria e Aldo Labate.

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