Il blocco richiesto dal Viminale alle iscrizione all’anagrafe e i relativi riconoscimenti per i figli delle coppie dello stesso sesso da parte dei sindaci ha effetti immediati. Per i bambini per esempio sarà non avere accesso a servizi essenziali come scuola o salute (pensate al pediatra), che sono comunque garantiti in Italia dalla Costituzione; per il genitore non biologico l’effetto è non aver nessuno tipo di diritto, tutela e neanche responsabilità sul figlio. I casi riguardano i bebè che nascono da coppie che fanno ricorso alla fecondazione eterologa (nel caso di coppie composte da due madri) o con la maternità surrogata (nel caso di una coppia di padri), nonostante la sentenza a sezioni Unite della Cassazione, che il 30 dicembre scorso ha respinto il ricorso di due padri, faccia uno specifico riferimento alla maternità surrogata e non alle coppie omosessuali. In passato il problema ha riguardato anche coppie eterosessuali che hanno fatto ricorso alla maternità surrogata (vietata nel nostro paese) e in Italia sono stati celebrati anche processi per alterazione di stato perché coppie eterosessuali tornavano dall’estero con bambini che avevano il Dna del papà, ma non quello della madre. Su un caso del genere in passato si è espressa anche la Consulta. La Suprema corte, in attesa che la politica faccia il suo dovere e legiferi sulla questione, ha indicato una via possibile: l’adozione. Ma si tratta di un percorso complesso, come dichiarato anche dal sindaco di Milano, Beppe Sala, e non si tratta di un eufemismo.

L’ADOZIONE IN CASI PARTICOLARI – L’adozione richiede una procedura giudiziari. In caso di fecondazione eterologa, la madre intenzionale deve presentare richiesta al Tribunale dei minori perché riconosca il legame con il figlio che è già nato e di cui è già mamma in quanto firmataria del consenso alla fecondazione, senza contare le cure di cui necessità un bambino alla nascita. Il giudice, che ha incarico il fascicolo, deve valutare la relazione tra la donna e il bambino, che di fatto sono già mamma e figlio, incaricando gli assistenti sociali di fare verifiche sull’idoneità: quindi la mamma di fatto che non è ancora mamma per legge bisogna deve di avere i requisiti sia emotivi che patrimoniali. Ma questo non basta, perché per legge è madre la donna che ha partorito ed è lei che deve dare il suo assenso alla procedura di adozione. Per una adozione, come avviene per tutti gli altri, i tempi sono lunghi, a volte lunghissimi. Per tutto quel tempo, che siano molti mesi o anche anni, il bambino o la bambina ha giuridicamente un solo genitore che ne è responsabile in qualsiasi campo: dalla scuola allo sport e fino alle decisioni di carattere medico. La madre intenzionale deve avere una delega scritta per tutto. Come se fosse una estranea qualsiasi. Ovviamente se la madre biologica muore o se la coppia si separa l’adozione si interrompe in un caso e si può interrompere nell’altro. Finche l’adozione non è certificata il genitore non biologico non è presente nei documenti del bambino, come carta di identità e passaporto. L’adozione è anche revocabile in alcuni casi.

LE REGISTRAZIONI GARANTITE SOLO IN ALCUNE CITTA’ – Le registrazioni, che fino a questo momento hanno sopperito ai vuoi normativi, sono state possibili in Italia grazie ai sindaci, ma solo nelle città amministrate dal centro sinistra come appunto Milano o in passato dal M5s, per esempio a Torino con Chiara Appendino. Una disparità evidente, ma possibile perché a differenza di alcuni paesi – in Europa Spagna e Danimarca tra gli altri e Canada – l’Italia non ha mai varato una legge specifica per tutelare le famiglie o coppie omogenitoriali. Proprio per questo l’anno scorso la Corte costituzionale aveva ricordato che esisteva una necessità “indifferibile” da parte del legislatore di intervenire per colmare il vuoto giuridico che lascia senza tutela i figli delle coppie dello stesso sesso creando bambini di serie A e serie B. Nella sentenza che riguardava una coppia di donne, relatrice la giudice Silvana Sciarra attualmente presidente della Consulta, si leggeva che “il grave vuoto di tutela dell’interesse del minore non sarà più tollerabile se si protrarrà l’inerzia del legislatore”. Spetta “prioritariamente” al legislatore intervenire affinché al minore sia assicurato il diritto “alla cura, all’educazione… al conforto di abitudini condivise”. Inoltre, si faceva riferimento a precedenti decisioni della Corte che valorizzano la “genitorialità sociale” poiché “il dato genetico non è requisito imprescindibile della famiglia”. In questi anni sono state dunque le coppie, armate di pazienza e anche di ottime possibilità economiche, a rivolgersi alle autorità giudiziarie per raggiungere l’obiettivo di essere giuridicamente genitori dei bambini nati con le due procedure. Al momento quindi l’unica strada – già tracciata dalla Consulta – ed evocata nella sentenza del 30 dicembre è appunto l’adozione in casi particolari. Che come visto può essere un vero calvario.

COME FUNZIONA IN EUROPA – Il matrimonio tra coppie dello stesso sesso è garantito in tutta Europa occidentale tranne che in Italia e Grecia. Un arretramento che dura da tempo se si pensa nel 2001 l’Olanda è stato il primo paese a approvare un legge sul matrimonio civile per le coppie gay con identici diritti e doveri delle coppie etero, tra cui l’adozione. In Belgio il matrimonio gay è in vigore dal 2003, mentre il via libera alle adozioni è arrivato nel 2006. In Francia nel maggio 2013 è stato celebrato a Montpellier il primo matrimonio a norma della legge che regola anche le adozioni approvata dal senato l’11 aprile. In Spagna le nozze sono legali da luglio 2005 e le coppie gay, sposate o no, possono adottare bambini. La Danimarca è stato primo paese al mondo ad aver autorizzato le unioni civili tra omosessuali nel 1989, dal giugno 2012 la Danimarca ha autorizzato le coppie gay a sposarsi davanti alla Chiesa luterana di statoed è possibile adottare

In Norvegia da gennaio 2009 omosessuali e eterosessuali sono equiparati davanti alla legge in materia di matrimonio, adozione e procreazione medicalmente assistita. In Svezia le coppie gay possono sposarsi con matrimonio civile o religioso da maggio 2009; mentre l’adozione era già legale dal 2003. Dall’altra parte del mondo l’Argentina nel 2010 è diventato il primo paese latinoamericano a autorizzare il matrimonio gay e le adozioni da parte di omosessuali. L’estensione del matrimonio civile alle coppie dello stesso sesso, in Europa, dà loro gli stessi diritti familiari delle coppie eterosessuali, compresa l’adozione. Germania e Slovenia prevedono che le coppie lesbiche possano accedere alla fecondazione assistita eterologa: la procedura consiste nella firma da parte della madre non biologica del consenso e questo le conferisce lo status giuridico di madre del bebè partorito dalla moglie, come avviene per i padri in caso di eterologa.

Il Canada – dove la legge sul matrimonio gay è del luglio 2005 ed è possibile l’adozione – e gli Stati Unit i- dove invece le leggi cambiano a secondo dello Stato – sono gli unici Paesi che attualmente permettono alle coppie italiane di accedere alla maternità surrogata. La Cassazione lo scorso 30 dicembre ha emesso il verdetto proprio sul caso di due uomini veneti che si sono sposati e sono diventati papà in Canada nel 2015. L’atto di nascita prevedeva solo il papà biologico, ma accogliendo il ricorso della coppia nel 2017 la Corte Suprema della British Columbia aveva dichiarato che entrambi i ricorrenti dovevano figurare come genitori del bambino e aveva disposto la corrispondente rettifica dell’atto di nascita in Canada. Sulla base del provvedimento, una volta in Italia, la coppia ha chiesto all’ufficiale di stato civile italiano di rettificare anche l’atto di nascita del bambino in Italia che indicava come genitore il solo padre biologico. Ma l’atto è stato impugnato e si è arrivati fino alle Sezioni Unite. E la bocciatura da parte del Senato l’adozione di un certificato europeo di filiazione ha reso, se possibile, ancora più delicata la questione.

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