La coalizione di governo in Germania – socialdemocratici, verdi e liberi – ha trovato l’accordo per la riduzione dei parlamentari dalle prossime elezioni: il numero dei seggi sarà fissato a 630 (attualmente sono 736). Già nelle ultime due legislature si era provato invano a delineare una riforma del sistema elettorale per evitare la continua crescita del Bundestag in corso fin dal 2002. I media tedeschi riportano che la riforma sarà presenta al Parlamento per l’approvazione dei gruppi parlamentari entro venerdì. Per l’approvazione è sufficiente la maggioranza semplice ed il governo gode quindi di voti sufficienti nonostante il parere contrario delle opposizioni.

Resteranno 299 circoscrizioni elettorali con sistema a doppio voto. Alle liste dei partiti saranno assegnati però 331 mandati e non solo 299. Per la suddivisione dei seggi sarà determinante l’attuale secondo voto dato alla lista, che diventerà il “voto principale”. Al contrario quello che oggi è il primo voto con sistema uninominale, che assegna in ogni circoscrizione un seggio al candidato più scelto, sarà ribattezzato “voto di circoscrizione” e garantirà il mandato solo se il partito dell’eletto avrà abbastanza voti di lista. Se cioè un partito vince più mandati uninominali che non preferenze di lista, i candidati all’uninominale con meno voti decadranno.

Il disegno di legge si differenzia dalla proposta circolata in gennaio che avrebbe voluto riportare il numero di deputati effettivamente ai soli 598 originari, previsti finora. Il numero è stato elevato, da un lato per ridurre il numero di circoscrizioni che potrebbero perdere un rappresentante diretto, ma dall’altro anche per tranquillizzare la Fdp – lo junior partner di Spd e Verdi in maggioranza – che è in calo rispetto alle elezioni del 2021.

Per contro la cosiddetta “Alleanza semaforo” ha dato un giro di vite altrove, eliminando la Grundmandatsklausel, cioè la clausola del mandato di base, per cui un partito che non supera la soglia del 5 per cento se ottiene almeno tre mandati uninominali può entrare comunque al Bundestag proporzionalmente ai voti di lista. In questa legislatura era accaduto in particolare alla sinistra della Linke che si era fermata al 4,9.

Dalle prossime elezioni nazionali scomparirà dunque del tutto l’attuale sistema degli Überhangsmandate, i mandati aggiuntivi che garantiscono il seggio a tutti i candidati all’uninominale, anche se più degli eleggibili per il voto di lista, e dei Ausgleichsmandate, i “mandati di pareggio” previsti per garantire la proporzionalità tre le forze politiche. Un sistema che ha portato appunto alla crescita a dismisura del Parlamento con conseguente aumento di diarie, stipendi per collaboratori, uffici e viaggi. Nel bilancio 2023 sono proposte spese per il Bundestag pari a circa 1,14 miliardi di euro, mentre nel 2016 erano circa 857 milioni, secondo i dati citati dalla tv pubblica ZdF.

La rinuncia al sistema di mandati aggiuntivi e di pareggio colpirà tutti i partiti. Nel 2021 c’erano stati ben 138 eletti in più: 41 a Cdu/Csu, 36 alla Spd, 24 ai Verdi, 16 alla Fdp, 14 alla AfD e 7 ai Linke.

La riforma rischia però di pesare soprattutto sulla Csu, il potente partito regionale bavarese e storico alleato della Cdu, che finora ha approfittato più di tutti dei mandati diretti aggiuntivi. Nelle elezioni federali del 2021 aveva perso molti voti di lista avendo diritto solo a 34 seggi, ma aveva conquistato 45 mandati diretti sui 46 in lizza in Baviera, vedendosi così assegnare 11 seggi in più e ritrovandosi in Parlamento con appena un deputato in meno. Ciò ha provocato poi a cascata la distribuzione di altri seggi di pareggio anche agli altri partiti. La Csu, con la riforma, sarebbe meno rappresentata a Monaco, Augusta, Norimberga e Fürth, collegi nei quali il risultato sull’uninominale è più combattuto. La proposta alternativa suggerita da Cdu-Csu prevederebbe perciò piuttosto di accorpare e ridurre le circoscrizioni elettorali a sole 270, con l’effetto di diminuire i mandati aggiuntivi e di pareggio, ma senza però eliminarli del tutto.

Katja Mast, primo capogruppo della Spd, ha ribadito però l’invito ai deputati della Cdi ad appoggiare il disegno di legge del governo e la presidente dei Verdi, Ricarda Lang, ha sottolineato che la riforma è stata oggetto di trattative con tutti i partiti, ed anche Konstantin Kuhle, vicepresidente della FdP, ha usato toni distensivi. Per Mario Czaja, segretario generale della Cdu, la riforma stilata dal governo danneggerebbe però miratamente il suo gruppo parlamentare. I cristianodemocratici condividono il fine di ridurre il Parlamento e si dicono pronti a compromessi, ma se la riforma sarà votata così valuterà il ricorso alla Corte costituzionale. Più diretti, a destra e a sinistra, i leader di Csu e Linke, Markus Söder e Janine Wissler, che hanno già minacciato di rivolgersi ai giudici di Karlsruhe.

Articolo Successivo

Youtuber diventato deputato sarà espulso dal parlamento giapponese per assenteismo

next