Incubo licenziamento per 472 lavoratori del gruppo dell’occhialeria Safilo. Ieri a Longarone 2mila persone hanno manifestato contro la chiusura del locale stabilimento il cui futuro è stato messo in dubbio da una comunicazione della proprietà, che il 26 gennaio ha adombrato “soluzioni alternative” all’impianto. Il gruppo che ha in licenza diversi marchi tra cui Chiara Ferragni, Dsquared, Havaianas, Hugo, Jimmy Choo, Mark Jacobs, Moschino e Missoni, ha chiuso il 2022 con ricavi per 1 miliardo e 76 milioni di euro, in aumento del 7,7% rispetto all’anno prima e con utili di oltre 100 milioni. Tuttavia l’impianto rischia la chiusura o la cessione.

Al corteo, appoggiato dal Comitato di sorveglianza socio-istituzionale nato una settimana fa per monitorare da vicino la crisi, insieme all’Unità di crisi della Regione Veneto, hanno partecipato diversi sindaci bellunesi, politici regionali e anche il vescovo di Belluno-Feltre, monsignor Renato Marangoni. Assente, ma solo per impegni istituzionali, il coordinatore veneto di Fdi e sindaco di Calalzo di Cadore, Luca De Carlo, che ha mandato un messaggio di sostegno. Il sindaco di Longarone e presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin ha annunciato la presenza di una delegazione Safilo anche a Sanremo.

Safilo era già stata interessata da una forte riduzione del personale, 400 unità su quasi 900 addetti, in seguito al piano di ristrutturazione presentato nel 2019, e che si era conclusa a marzo attraverso incentivi all’esodo volontario. Oggi il senatore Udc Antonio De Poli ha detto che presenterà un’interrogazione parlamentare al ministro Urso, per chiedere al governo di intervenire urgentemente per difendere “un’eccellenza del nostro made in Italy”.

Per il 22 febbraio è intanto convocato in Regione il tavolo tecnico, per un primo confronto in cui l’azienda sarà chiamata a presentare la situazione e prospettare uno studio sulle possibili soluzioni. C’è un’ipotesi di cessione dello stabilimento a società dell’occhialeria dell’area, su cui lavorerebbero advisor nominati dalla stessa Safilo; circola il nome di Thèlios, controllata da Lvmh con stabilimento di produzione a poca distanza. Safilo è controllata al 49% dalla finanziaria Hal Holding, domiciliata ai Caraibi.

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