Sta diventando un caso diplomatico che crea nuove tensioni all’interno della famiglia Ue il tour del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, per incontrare i leader del Vecchio Continente. Perché se a Regno Unito, Francia e Germania sono stati concessi incontri bilaterali con il capo di Stato di Kiev, gli incontri avvenuti a Bruxelles si sono risolti in meeting di gruppo, con alcuni leader ai quali era stato promesso un faccia a faccia, compresa Giorgia Meloni, che si sono dovuti accontentare di chiacchierate a margine. Un cambio di programma che, unito agli incontri riservati che si sono tenuti a Londra e Parigi, non solo ha stizzito il governo italiano, incalzato dalle opposizioni che lo accusano di scarsa importanza a livello internazionale, ma che ha anche creato dissapori proprio verso Francia e Germania, colpevoli di aver ‘escluso’ altri partner strategici, tra cui Roma.

Zelensky, al termine della conferenza stampa, ha infatti avviato gli incontri con i 27 leader dell’Ue. Non nel formato del bilaterale, però, ma raccolti per gruppi, quattro per la precisione, che con 20-30 minuti a disposizione per interloquire col presidente ucraino. Una scelta dovuta al forte ritardo nell’agenda dei lavori. L’Italia, nello specifico, è stata inserita nel gruppo con Spagna, Polonia, Romania, Paesi Bassi e Svezia.

Il nuovo formato, però, non è piaciuto alla presidente del Consiglio che in giornata ha definito inopportuno il vertice con Zelensky e Scholz senza l’Italia. Anche a causa del clima che si stava creando, al termine dei summit con i gruppi per Meloni c’è stato anche un colloquio a margine, così come per il premier polacco Morawiecki, con Zelensky nel corso del quale la leader di Fratelli d’Italia ha confermato il sostegno italiano all’Ucraina contro l’aggressione russa, ricevendo la forte gratitudine di Zelensky.

In giornata era stato il vertice tra Zelensky, Macron e Scholz a far scattare Giorgia Meloni che non era stata nemmeno avvisata. Non solo esclusa dalla cena, ma proprio tenuta all’oscuro. Nonostante fosse stato lo stesso ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani a cercare di abbassare i toni, oggi è stata la presidente del Consiglio ad attaccare frontalmente l’Eliseo: “Francamente mi è sembrato inopportuno, perché credo che la nostra forza in questa vicenda sia l’unità e la compattezza”, ha detto arrivando a Bruxelles. “Io capisco il fatto di privilegiare le proprie opinioni pubbliche interne, ma così si va a discapito della causa”. Macron, tirato direttamente in causa dalla premier, ha cercato di prendere le distanze dalla polemica. “Non ho commenti da fare”, si è limitato a dire. “Ho voluto ricevere il presidente Zelensky con il cancelliere Scholz, nel contesto del nostro ruolo. La Germania e la Francia hanno un ruolo particolare da otto anni su questa questione perché abbiamo anche condotto insieme questo processo”. E, ha aggiunto, “penso che stia anche a Zelensky scegliere il formato che vuole” per i colloqui diplomatici.

Nel frattempo, a margine della foto con i 27 vertici delle istituzioni europee, c’è stata una stretta di mano e un caloroso abbraccio tra la premier Meloni e il presidente ucraino. Era la prima volta che i due si vedevano di persona. Da ieri il presidente ucraino è in viaggio in Europa per chiedere maggiore sostegno e soprattutto quello militare. Nelle scorse ore è stato a Londra e poi a Parigi. Lì ha visto Macron e Scholz per un vertice che lui stesso ha definito “potente”. Ufficialmente, hanno fatto sapere le fonti diplomatiche, l’incontro a tre è stato giustificato dalla “tradizionale collaborazione francotedesca che prevede una stretta interazione tra Berlino e Parigi in molti campi, a partire dalla politica estera e di difesa”. Ma resta il fatto che Roma non era stata neppure avvisata. E resta il fatto che, esattamente un anno fa, l’Italia ha firmato il trattato del Quirinale con la Francia che avrebbe dovuto consentire al nostro Paese di avere un ruolo più centrale. Ma al momento, poco o niente sembra essere cambiato.

A onor del vero, non è la prima volta che l’Italia resta fuori da un vertice diplomatico. L’ultimo caso a fare rumore risale all’8 marzo scorso, quando ancora premier era addirittura Mario Draghi. L’ex presidente della Bce era stato tenuto fuori da una chiamata su Zoom tra Biden, Macron, Scholz e Johnson e proprio sulla guerra in Ucraina. E proprio Meloni, da quando è arrivata al governo, continua a rivendicare che “in Europa non va con il cappello in mano” e che, con il nuovo esecutivo, ci sarebbe una ritrovata centralità del nostro Paese a livello diplomatico. La realtà racconta una situazione molto diversa. A partire dai rapporti tra Italia e Francia, tanto che l’esclusione dalla cena di ieri sera è solo l’ultimo di una serie di segnali di chiusura arrivati dall’asse franco-tedesco. Lunedì scorso, infatti, erano stati i rispettivi ministri dell’Economia di Francia e Germania a fare un viaggio a Washington per parlare delle conseguenze dell’Inflation Reduction Act. E a lamentarsi, oggi, è stato il collega italiano Giancarlo Giorgetti: “Non siamo stati informati e la cosa non ci offende: ci sorprende“, ha detto al Corriere della Sera. “L’avesse fatto l’Italia, questo governo sarebbe stato accusato di essere sovranista e antieuropeo. Saremmo sotto processo”.

L’esclusione è destinata a diventare anche tema di discussione della politica interna. Tace per il momento il leader del Carroccio Matteo Salvini, che ha preferito rinviare una risposta: “La mia replica a Macron? Arriverà nelle prossime ore”, ha detto. Mentre iniziano ad attaccare le opposizioni. “Inutile lamentarsi dopo”, ha scritto il candidato alle primarie dem Stefano Bonaccini su Twitter. “Se per anni denigri l’Europa, poi raccogli ciò che hai seminato, condannandoci all’irrilevanza internazionale”. Critico anche il leader di Azione Carlo Calenda: “Alimentare una polemica con la Francia nel giorno in cui Zelensky va a Bruxelles”, ha dichiarato, “e l’Europa si dimostra unita proprio perché lo accoglie in pompa magna è un gravissimo errore di Giorgia Meloni. È un gravissimo farlo con le motivazioni sbagliate: cioè bollando l’iniziativa francese, del tutto normale, come un’iniziativa che rompe l’unità europea, mentre in realtà quello che rompe l’unità europea è una polemica in un momento sbagliato e con dei toni sbagliati”.

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