di Paola Medde, psicologa e psicoterapeuta

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha dichiarato recentemente di voler avviare un approfondimento per istituire sul territorio nazionale la figura dello psicologo di base. L’iniziativa è in linea con quanto già realizzato in alcune regioni d’Italia, dove questa figura opera al fianco del medico di medicina generale. In altre regioni, dove non è stata istituita, sono comunque state attivate delle misure per intervenire sul disagio e sui disturbi psichici.

Sul territorio nazionale è stato attivato il “bonus psicologo”: un contributo economico per consentire a chi vive un disagio psicologico di beneficiare di un percorso di psicoterapia. Al provvedimento hanno risposto oltre 300mila persone. Nel Lazio, con il Progetto “Aiutamente”, chi ha meno di 21 anni può invece usufruire di un massimo di 20 incontri gratuiti con uno psicologo, grazie al Protocollo di Intesa tra la Regione e l’Ordine degli psicologi del Lazio.

Ma il benessere psicologico non può essere considerato elemento secondario né può essere affrontato con soluzioni transitorie. Se nelle “malattie psicosomatiche” ansia, rabbia, paura e tristezza sottopongono il corpo ad una quota di stress che l’organismo non è in grado di tollerare, anche nei disturbi con una chiara origine biologica (cancro, patologie croniche come diabete, celiachia, etc.) la nostra capacità di reagire e di rispondere al trattamento dipende dal modo in cui affrontiamo le cure, riconoscendo così la necessità di essere sostenuti anche dal punto di vista psicologico.

Ad oggi è scientificamente provato che la mente ha un ruolo centrale in tutte le fasi del percorso di salute, e le principali linee guida di trattamento di molte patologie prevedono l’istituzione di équipe interdisciplinari nelle quali la psicologia è inserita. Le iniziative prese e il numero delle richieste pervenute testimoniano il bisogno di psicologia, ma l’offerta del servizio evidenzia ancora limiti di accessibilità: per i requisiti richiesti e per le modalità di iscrizione ad un servizio che non sempre è adeguatamente conosciuto e che, invece, dovrebbe essere facilmente raggiungibile e disponibile sul territorio.

Il servizio di psicologia di base, che prevede psicologi dedicati presso le articolazioni territoriali del Servizio sanitario regionale, rappresenta una forma di tutela della salute mentale per tutta la popolazione. È la necessaria applicazione della salvaguardia di un diritto alla salute psicologica al pari di quella fisica, sin dalla prima consultazione nell’ambulatorio della medicina generale. E’ la garanzia di un’intercettazione precoce dei disturbi, di una corretta diagnosi e di un intervento tempestivo ed efficace.

Non è solo una questione di “psicologia” ma di un modello integrato che vede nello stesso studio le due figure professionali come parte di un unico intervento di assistenza e di cura, per consentire la fruizione dei servizi psicologici a chi, in molti casi, potrebbe non riconoscerne il bisogno, non avere le risorse economiche necessarie, non conoscerne l’esistenza.

Senza la psicologia di base si rischia di tornare indietro ad un modello di cura anacronistico e non in linea con un diritto alla salute per tutti. Come diceva F. Roosevelt, infatti, “Il vero banco di prova per il nostro progresso non è tanto se riusciamo a far crescere l’abbondanza di coloro che già hanno troppo, ma piuttosto consiste nel cercare di fornire abbastanza a coloro che hanno troppo poco”.

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