Il cielo stellato sopra di noi sta svanendo. Le stelle sono tutte lì ma un bambino nato oggi in un luogo dove sono visibili 250 stelle, quando compirà 18 anni potrà vederne appena 100 se il trend dovesse procedere così velocemente. Un ritmo più veloce del previsto, compreso fra quasi il 7% e il 10%, superiore rispetto a quello finora previsto sulla base dei dati dei satelliti. Sono gli autori di uno studio pubblicato su Science e che ha come primo autore l’astronomo Christopher Kyba, del Centro tedesco per la ricerca nelle Goescienze di Potsdam, a parlare di questo rischio. I dati della ricerca sono stati raccolti nell’arco di 12 anni da 51.351 fra astronomi dilettanti, da oltre 19.000 luoghi, circa 3.700 dei quali in Europa e circa 9.500 in Nord America. Questa maratona della cosiddetta ‘citizen science’ è stata condotta nell’ambito del programma Globe at Night, condotto dal NoirLab della Fondazione Nazionale della Scienza (Nsf) degli Stati Uniti.

“È una brutta notizia, ma ce l’aspettavamo”, dice all’Ansa Alberto Cora, dell’Osservatorio Astrofisico di Torino dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). “Questo bellissimo esempio di citizen science indica che la visibilità delle stelle si sta decisamente riducendo. I dati dai satelliti sono diversi da quelli registrati dalla cittadinanza. Sappiamo – aggiunge – che c’è un inevitabile aumento dell’inquinamento luminoso, per esempio in conseguenza all’aumento della popolazione e di un aumento dell’illuminazione”. Un fenomeno che potrebbe essere attribuito a un uso più frequente dei Led, si legge nell’articolo. “Stiamo probabilmente sbagliando nel modo di utilizzare queste tecnologie”, per esempio, osserva Cora, “utilizzando colori e frequenze che si diffondono più facilmente”.

Ovunque nel mondo, si legge nell’articolo, sta dilagando una sorta di manto luminoso costante, il cosiddetto ‘skyglow‘, che oscura progressivamente le stelle: “Se queste fossero montagne, potremmo immaginare l’inquinamento luminoso come un mare che si alza progressivamente, sommergendo e nascondendo le vette più basse”, dice Cora. È un fenomeno che “continua ad aumentare nonostante le contromisure probabilmente messe in atto per limitarlo”, si legge in un commento della ricerca pubblicato nello stesso numero della rivista. Le conseguenze non riguardano soltanto il cielo, perché l’inquinamento luminoso “fa sentire i suoi effetti anche sul comportamento degli animali, diurni e notturni”, rileva Constance Walker, coautrice della ricerca e responsabile del progetto Globe at Night. I dati indicano che il fenomeno sta avanzando a ritmi ovunque sostenuti, che spaziano dal 6,5% dell’Europa al 10,4% del Nord America. È anche vero, però, osservano gli autori della ricerca, che dal Nord America ha partecipato un gruppo più numeroso di persone. Se questo è un limite della ricerca, conclude Kyba, è anche un esempio importante di come i nuovi dati ottenuti dai cittadini siano riusciti a compensare quelli finora disponibili.

L’articolo su Science

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