Nuova stretta del governo sulle proteste ambientaliste in Inghilterra e Galles. Il premier britannico Rishi Sunak ha proposto un emendamento alla legge sull’ordine pubblico, che, in caso di approvazione, autorizzerebbe la polizia a fermare o arrestare i manifestanti, prima dell’inizio di cortei, marce lente o blocchi stradali. L’intento è colpire i gruppi che utilizzano la disobbedienza civile non violenta per denunciare la crisi climatica. Su tutti Just Stop Oil, noto per l’imbrattamento del vetro del quadro i Girasoli di Van Gogh. Con la modifica normativa le loro azioni potrebbero essere classificate come “serie interruzioni del traffico”. La misura sarà discussa durante questa settimana alla Camera dei Lord, dove il premier dovrà convincere anche l’opposizione laburista. I movimenti per l’ambiente e per i diritti civili però sono preoccupati “dall’approccio draconiano e repressivo” che il governo britannico sta adottando verso le manifestazioni. Temono poi che la stretta sia imitata in altri paesi europei. In Italia il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, dopo l’imbrattamento del ‘Dito’ di Maurizio Cattelan a Milano, ha già annunciato un inasprimento delle norme, “sia con strumenti penali che di sicurezza”, per punire le azioni degli attivisti di Ultima Generazione.

La polizia “non dovrà più attendere che si verifichino interruzioni del traffico e potrà interrompere le proteste prima che scoppi il caos”, ha dichiarato Sunak, presentando la sua proposta di emendamento per Inghilterra e Galles. La norma, se passerà, introdurrà nell’ordinamento il nuovo reato di “blocco” (locking on) e consentirà di considerare le singole azioni di uno stesso gruppo, anche se programmate in giorni o luoghi diversi, come parte di un’unica protesta. Gli agenti saranno quindi autorizzati a effettuare perquisizioni e arresti preventivi o a imporre restrizioni agli attivisti. Questa non è però la prima stretta del parlamento a maggioranza conservatrice. Già l’anno scorso aveva vietato i presidi pop-up, un tipo di dimostrazione che utilizza foto o costruzioni in legno o cartone per migliorare temporaneamente uno spazio o mostrare come potrebbe diventare, con interventi urbanistici mirati.

Poi con il Police, Crime, Sentencing and Courts Act aveva sancito ulteriori limitazioni per gli attivisti, permettendo alla polizia di vietare le manifestazioni giudicate “troppo rumorose”. Per ora sembra che i deputati laburisti non daranno il loro appoggio all’emendamento: hanno definito la proposta di emendamento “oltraggiosa” e “molto preoccupante”. Per i liberaldemocratici invece è “parte dei tentativi antidemocratici del governo conservatore di mettere a tacere qualsiasi opposizione alle sue politiche”. I principali movimenti per il clima hanno affermato che, nonostante tutto, non si fermeranno: “Smettere non è un’opzione. Non importa cosa fa il governo – ha dichiarato Just Stop Oil, tramite i suoi portavoce – Possono arrestare, multare o incarcerare la gente comune per aver camminato lungo la strada. Oppure possono prendere misure significative per proteggere la gente di questo paese e iniziare ponendo fine a nuovo petrolio e gas, isolando le case delle persone e difendendo il servizio sanitario nazionale”.

“Il diritto di protestare è un principio fondamentale della nostra democrazia, ma non è assoluto. Occorre trovare un equilibrio tra i diritti degli individui ei diritti della maggioranza laboriosa di svolgere le proprie attività quotidiane – ha ribattuto Sunak – Non possiamo permettere che le proteste condotte da una piccola minoranza sconvolgano la vita del pubblico comune. Non è accettabile e lo faremo finire”. La stretta sulla legge sull’ordine pubblico sarebbe poi una risposta alle richieste di maggiore chiarezza, da parte della polizia sui limiti legali “nella repressione delle tattiche” dette “di guerriglia” degli ambientalisti. Sempre più spesso – ha aggiunto anche il capo della polizia metropolitana di Londra Mark Rowley – si trovano coinvolti in complesse discussioni legali sull’equilibrio tra il diritto di protestare e quello degli altri di vivere la propria vita quotidiana liberi da grave disservizio”. Anna Birley, co-fondatrice del movimento per la giustizia sociale Reclaim These Streets, non è d’accordo: “Far decidere alle forze dell’ordine chi è autorizzato a protestare è incredibilmente pericoloso – ha detto – Non possiamo affermare di vivere in una sana democrazia se il nostro governo limita i nostri diritti umani fondamentali e se nuovi poteri per reprimere il dissenso vengono consegnati alle forze di polizia alle prese con il razzismo istituzionale, la misoginia e l’omofobia“.

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