Una guerra senza esclusione di colpi sui tamponi rapidi. Le intercettazioni diffuse come anticipazione dalla trasmissione Report, andata in onda su Rai Tre e riguardanti il governatore leghista Luca Zaia e il microbiologo Andrea Crisanti, non sono le uniche a delineare la durezza dello scontro. Al punto che il docente commenta: “Questo regime intimidatorio nel Veneto deve finire”. Ci sarebbero altri colloqui e prese di posizione della cui esistenza parla proprio il professore, che ha dato le dimissioni dall’Università di Padova, dopo esserne venuto a conoscenza attraverso un accesso gli atti dell’inchiesta che vede indagati a Padova Roberto Rigoli, dirigente di microbiologia a Treviso, e Patrizia Simionato, già direttore generale di Azienda Zero, in merito alla scelta dei tamponi rapidi per individuare i positivi al Covid.

Zaia: “…E io faccio la parte del mona…” – Alcune intercettazioni risalgono a maggio 2021 dopo che la Regione aveva presentato un esposto per diffamazione nei confronti di Crisanti, sulla base di interviste ed articoli in cui il docente attaccava la Regione Veneto e la gestione della prevenzione dal Covid con il massiccio uso di tamponi rapidi. Secondo uno studio di Crisanti dell’agosto 2020, solo il 70 per cento aveva un esito attendibile. Tre positivi su 10 non erano scoperti. Poi era venuta la pesantissima seconda ondata, con un prezzo di morti altissimo pagato dal Veneto. Crisanti aveva commentato: “Hanno contribuito alla diffusione del virus in ambienti protetti e più diffusione significa più mortalità”. Quasi un anno dopo la controffensiva della Regione aveva raggiunto l’Università, visto che il Senato Accademico stava per prendere una posizione, alla luce delle accuse di Zaia sull’inesistenza o inattendibilità dello studio sui tamponi rapidi di Crisanti. A maggio 2021 Zaia sbotta con Roberto Toniolo, direttore di Azienda Zero, longa manus della giunta regionale nella gestione della sanità veneta. “Sono qua a rompermi i coglioni da 16 mesi, stiamo per portarlo allo schianto e voi andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al Senato Accademico per sistemare Crisanti!”. Infatti era pronta una lettera che spiegava come la denuncia non avesse denunciato Crisanti, ma presentato solo un esposto: “Siete andati a togliergli le castagne dal fuoco… è un anno che prendiamo la mira a questo… Adesso fa il salvatore della patria…e io la parte del mona di turno”. C’è anche un’intercettazione in cui, riferendosi allo studio Crisanti, Zaia dice: “Ho in mano una relazione autorevolissima, che lo ha preso e l’ha aperto come un carciofo…”. Come dire che avrebbe ridicolizzato il professore.

Crisanti: “C’è un regime intimidatorio – Durissima la replica di Crisanti, che da ottobre è senatore per il Pd. Dopo essere stato informato da Report si è dimesso dall’incarico di docente ordinario dell’Università di Padova e ha spiegato al giornale online Mow. “Dall’accesso agli atti mi sono reso conto che non si tratta di un caso isolato. In altre occasioni il presidente del Veneto parla di me al telefono con fare intimidatorio. È l’orchestratore di una campagna di diffamazione e discredito nei miei confronti, nonostante io abbia lavorato per la Regione e abbia preso posizioni decise proprio per salvaguardare la Regione stessa e soprattutto i pazienti e i cittadini del Veneto”. Così spiega l’ira del governatore: “Quello che fa arrabbiare Zaia in quella telefonata è la decisione di Toniolo di trasformare la denuncia in un semplice esposto. Di fronte al quale il Senato accademico, da me allertato per l’interferenza della Regione in un’attività di ricerca, non ha potuto prendere alcuna posizione nei miei confronti”. Commento: “Le dichiarazioni del governatore sono molto gravi, testimoniano ancora una volta l’intento intimidatorio. Io sono una persona onesta e incorruttibile, non sono mai sceso a compromessi e quando, nell’ambito del contrasto alla pandemia da Covid-19, c’era da rilevare ciò che non andava, l’ho sempre fatto”. Per questo si rivolgerà agli avvocati. “Se esiste un’ipotesi di reato inseguirò Zaia fino alla fine del mondo, e con tutti i mezzi a mia disposizione, per inchiodarlo a qualsiasi responsabilità dovesse emergere. Questo regime intimidatorio nel Veneto deve finire”.

L’inchiesta sui test rapidi – Fu Crisanti a denunciare la scelta dei test rapidi. L’accusa di falso al dottor Rigoli e Simionato riguarda l’ipotesi di falso e turbativa d’asta per non aver effettuato le verifiche sui prodotti della Abbott. Sono trapelate prima di Natale intercettazioni inedite dell’agosto 2020 (provenienti da un’altra inchiesta, ma acquisite dal Pm Benedetto Roberti), che sostengono il sospetto di una scelta senza verifiche. Prima di ordinare la prima partita di test, Rigoli dice alla Simionato: “Patrizia allora ho fatto il primo, sono andato a prendermi un positivo di corsa… gli ho cacciato… non l’ho neanche fatto parlare…”. La direttrice: “Volevano capire se Abbott dichiari idoneo sto prodotto o meno”. Rigoli: “Sto cercando la Abbott, perché sti deficienti qua non sono neanche passati. Ho la scheda tecnica e basta, adesso sto cercando”. E poi: “Patrizia allora io ti dico questo, faccio un ragionamento… terra terra, perché la Abbott è una multinazionale che avrà anche pelo sullo stomaco, ma grosse c…te non ne butta fuori; allora io condivido che tu vai avanti, io li provo oggi e intanto tu vai avanti con tutta la parte burocratica dell’acquisto. Cioè, ma voglio dire, li usano in America! Adesso, va bene tutto: se sono quelli cinesi anche no, capisci? Ma Abbott è americana. Guarda, adesso aspettiamo, almeno vedo la confezione perché poi dopo è bene controllare la confezione”. La direttrice: “Dopo se abbiamo da contestarli, li contestiamo”. Test rapidi, acquisto rapidissimo. Simionato: “Fai una cortesia, hai avuto modo tu di fare un passaggio con il presidente?”. Rigoli: “Gli stavo scrivendo il messaggino… ciao presidente ho fatto già la prima prova. Perché il concetto che gli scrivo è ho fatto già la prima prova. Ho scritto: la direttrice Simionato ha già proceduto per acquistarne 240 mila».

La Regione replica – Mentre i consiglieri del Pd veneto, Anna Maria Bigon e Andrea Zanoni, chiedono a Zaia di chiarire tutto al consiglio regionale, il direttore generale facente funzioni della Sanità veneta Gianluigi Masullo ha diffuso una nota di autodifesa. “Quanto espresso dal senatore Crisanti non rappresenta la realtà delle cose. La strategia della Regione si è sempre fondata su indicazioni tecnico-scientifiche di livello internazionale e nazionale. Il cardine è stato l’individuazione precoce di tutti i possibili soggetti positivi al SARS-CoV-2, anche asintomatici”. Questo sarebbe stato ottenuto “grazie alla contestuale introduzione, accanto ai test molecolari e non in loro sostituzione, dei test antigenici rapidi, una scelta basata su precise indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, del Ministero della Salute e adottata anche a tutti i livelli delle principali istituzioni internazionali, a partire dell’OMS”. Quindi viene respinta l’accusa di aver favorito la mortalità con l’uso dei test rapidi. Viene citato lo studio della rivista scientifica internazionale Lancet che ha analizzato l’eccesso di mortalità in tutto il mondo nel 2020 e 2021: “Per l’Italia è stato calcolato un eccesso di mortalità pari a 227,4 (212,0 – 242,5) ogni 100mila abitanti mentre per il Veneto pari a 177.5 (164.0 – 190.7), tra i valori più bassi tra tutte le Regioni”. In realtà il periodo soggetto a critiche non è il biennio, visto che la prima ondata colpì il Veneto meno che altrove, bensì l’inverno 2021, ma per quel segmento non ci sono dati scorporati.

Matteo Salvini – Il vicepresidente del consiglio, il leghista Matteo Salvini, ha preso la palla al balzo per portare acqua al proprio mulino: “Inaccettabile il continuo uso distorto delle intercettazioni per fini politici. Il 2023 sarà anche l’anno della sacrosanta Riforma della Giustizia, basta con sprechi, abusi e commistione fra magistratura, giornalismo e politica”.

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