Sui contanti circolano tante frottole. La Banca d’Italia farebbe bene a imparare dalla Bundesbank tedesca, che periodicamente organizza convegni scientifici su tale argomento: Bargeldsymposium, cioè Convegno sul denaro contante. Il tema è attuale, vista la recente ricerca della Bce che attesta come la maggior parte dei pagamenti continui a farsi in contanti.

In particolare su alcuni punti esistono in Italia malintesi e soprattutto la convinzione, spesso alimentata ad arte, di divieti in realtà inesistenti. Ma in uno Stato di diritto i divieti si basano su norme scritte, non su voci e dicerie. Vedremo le fattispecie principali, per chi volesse approfondire segnalo il libro Viva i contanti.

In tasca. Non c’è nessun limite ai contanti che uno può portare con sé, contrariamente a quanto capita di leggere. Il limite per i pagamenti, fissato a 1.000, 2.000 o 10.000 euro che sia, non c’entra nulla.

Alla frontiera. Per traversare la frontiera vale invece per gli italiani un limite, ma è di 10.000 euro ed è rimasto invariato al mutevole cambiare dei massimi per i pagamenti. Uscendo o entrando in Italia vigono anche altri limiti, divieti, obblighi di dichiarazione ecc., per esempio per l’oro, ma sono un altro discorso che non riguarda i contanti.

Prelievi e versamenti. Nessuna legge, circolare ecc. vieta di prelevare o versare in contanti qualsivoglia cifra da propri conti o libretti bancari. Altra faccenda è il frequente ostruzionismo della banca o della Posta e in particolare la minaccia di segnalazioni. Esse dovrebbero preoccupare chi vuole per esempio riciclare proventi dello spaccio di droga. Non un risparmiatore che preleva denaro suo o vuole riversare su un suo conto soldi che aveva prelevato o legittimamente ricevuto in contanti. Molto opportuno è però conservare i documenti bancari relativi ai propri prelievi.

Come rispondere alle banche. Allo sportellista che ossessioni un risparmiatore che vuole comprare di testa sua un certo Btp, una certa obbligazione ecc. la risposta migliore è del genere: “Lei non è un giudice che mi interroga, io non sono tenuto a darle nessuna risposta, tanto meno giustificazione. Trasmettete la mia richiesta e non cercate di rifilarmi i vostri prodotti”. Invece alle domande sui motivi di un prelievo o versamenti di contanti è bene rispondere esaurientemente. È la legge stessa, in particolare la normativa antiriciclaggio, che impone all’impiegato bancario o postale di porre tali domande.

Cassette di sicurezza. Su di esse sono circolate varie scempiaggini, soprattutto sulla stampa economica. Invece non c’è e non c’è mai stato nessun divieto di tenervi mazzette di banconote, esattamente come non c’è per i lingotti d’oro. Il problema è semmai la provenienza illecita: tangenti, estorsioni, evasione fiscale ecc. Ma questo vale anche per le sterline o i marenghi d’oro. Se i contanti provengono da prelievi del titolare presso la banche oppure la Posta o sono comunque di origine regolare, come per un’eredità, si possono tenere tranquillamente in una cassetta di sicurezza alla stessa stregua di come si possono nascondere, meno tranquillamente, nella cuccia del cane.

Eredità. In Italia a differenza che nella maggioranza dei Paesi europei vigono da anni limiti ai regali in contanti. Ma nessun limite è mai stato posto alle eredità. Cifre in contanti possono essere tranquillamente ereditate. E gli eredi possono tenerle nella stessa forma, versandole su un loro conto solo se ciò gli serve. E lo potranno fare giustificando tali versamenti proprio con la dichiarazione di successione. Tutto ciò è logico, in base al principio che neppure in Italia esistono limiti per le banconote possedute, in euro o altra valuta. La normativa italiana pone limiti alla loro funzione di mezzo di pagamento, in senso lato, mai a quella di riserva di valore.

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