di Saverio Mauro Tassi

Reminiscenze, guarda caso proprio scolastiche, mi riconducono alle “gride” dei “Promessi sposi”, le leggi spagnole secentesche, così chiamate perché venivano gridate nelle piazze: tanto altisonanti, pompose e minuziose quanto inefficaci. Insomma, per dirla alla buona, utili solo a dar aria ai polmoni dei banditori pubblici. E degli Azzeccagarbugli.

Una nuova grida manzoniana mi pare, infatti, l’ultima circolare emessa dal Miur, a firma del ministro Valditara, che vieta di fare uso improprio dei cellulari durante le lezioni scolastiche.

La nuova circolare-grida non a caso si richiama all’analoga circolare-grida emanata 15 anni fa (!) dall’allora ministro Fioroni, che già aveva introdotto il medesimo divieto.

Se Valditara oggi ricicla, meglio ricircola, la circolare Fioroni, senza cambiare nulla, ossia senza nemmeno aggiungere sanzioni per chi la trasgredisce, egli con ciò certifica, in primo luogo, che per 15 anni la circolare Fioroni ha avuto l’effetto dell’incenso per i defunti; e in secondo luogo e soprattutto che la sua ricircolata circolare produrrà lo stesso formidabile effetto.

Ma il punto dolente è un altro. La gravità della circolare-grida valditariana consiste nell’essere un sintomo allarmante della condizione media (non nego le eccezioni, ma il grave è proprio che siano eccezioni) dei nostri istituti scolastici, perché se dopo 15 anni si deve ribadire, senza alcuna modifica attuativa, una regola di così smaccato buon senso e di così banale applicazione, non può che voler dire che essa, nondimeno, è stata largamente e incredibilmente disattesa, e che, per sovrappiù, tale rimarrà ancora.

Per motivarla, Valditara ha dichiarato: “Distrarsi con i cellulari non permette di seguire le lezioni in modo proficuo ed è inoltre una mancanza di rispetto verso la figura del docente, a cui è prioritario restituire autorevolezza“.

Tralascio l’umoristica tautologia della prima proposizione (equivalente a: non seguire le lezioni non fa seguire le lezioni), per notare che la sua coordinata è un’implicita denuncia del degrado culturale e etico delle nostre scuole. Una denuncia che tuttavia non denuncia tanto gli studenti – da che scuola è scuola quasi tutti hanno sempre cercato di distrarsi con qualsivoglia gingillo – quanto la condizione psicologica e deontologica dei professori.

Non vengono rispettati? Ma chi deve farli rispettare? Bisogna restituirgli autorevolezza? Ma chi gliel’ha tolta e chi gliela può ridare? È possibile “restituire” l’autorevolezza? L’autorevolezza appartiene all’interiorità di un professore, se la può dare solo lui, non gli può essere conferita come un attestato. Se un professore ha, come dovrebbe avere prioritariamente, se non proprio passione almeno dedizione all’insegnamento, e inoltre la necessaria competenza disciplinare, nonché la maturità dell’adulto e almeno un pizzico di umanità, allora non può che essere autorevole. Se in alcuni casi l’autorevolezza non è sufficiente, basta ritirare un cellulare allo studente che ne fa uso improprio, ed eventualmente comminare una nota disciplinare per evitare che il misfatto si ripeta.

Dunque, niente di trascendentale. Solo la più scolastica normalità. O almeno quella che dovrebbe essere la normalità scolastica, ma che forse è proprio ciò che è venuto meno.

Ciò che mi preoccupa veramente di questa circolare-grida è che segnala lo status anormale, anzi anomalo, della classe docente. Se una classe docente non è in grado di essere autorevole e di farsi rispettare vuol dire che la scuola non solo non educa ma diseduca. Questo è il vero pericolo che la ricircolare Valditara annuncia.

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