“Una ulteriore valutazione di impatto si rende necessaria perché bisogna considerare la produzione, la sicurezza alimentare e la dipendenza dalle importazioni nell’Unione Europea. Occorre poi valutare con maggiore attenzione il problema dello sviluppo delle aree rurali, in conseguenza del rischio di un progressivo spopolamento. Non sono state sufficientemente valutate nemmeno le ripercussioni sui prezzi degli alimenti per i consumatori europei”. Con queste parole il rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione Europea sabato scorso è intervenuto a favore di un nuovo studio per valutare l’impatto della proposta di regolamento della Commissione per il dimezzamento dei pesticidi in Europa. La posizione dell’Italia è stata condivisa da quasi tutti i Paesi membri, eccetto la Germania che ha votato contro e la Danimarca che si è astenuta. Il voto definitivo del Consiglio sulla necessità dell’ulteriore valutazione di impatto si terrà durante il Consiglio Agrifish del 19 dicembre. Il nuovo studio però – denunciano scienziati e associazioni a favore della riduzione dei pesticidi – ritarderà i tempi rischiando di impedire del tutto l’approvazione del regolamento entro la fine del mandato della presidente Ursula Von der Lyen, anche se alcuni Paesi tra cui l’Italia ritengono che i negoziati debbano proseguire “prendendo in esame i capitoli non coinvolti dalla nuova valutazione di impatto”.

Nella bozza di richiesta del Consiglio dell’Ue – ancora non pubblica ma che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare – i rappresentanti degli Stati membri motivano la necessità della nuova valutazione con la ragione che “la precedente era stata fatta prima della guerra in Ucraina”. Gli Stati chiedono una nuova quantificazione delle conseguenze del regolamento su “disponibilità e prezzi di alimenti e mangimi nell’Unione”, su “rischi di una maggiore dipendenza dalle importazioni”, nonché sulla “disponibilità di alternative ai prodotti fitosanitari” e “il potenziale aumento del rischio di introduzione e diffusione di organismi nocivi nell’Unione a causa della limitata disponibilità di mezzi alternativi per mitigarlo”.

“La mancanza – finora – di obiettivi vincolanti nella riduzione dei pesticidi è esattamente il motivo per cui gli investimenti nello sviluppo di prodotti alternativi e non pericolosi per la protezione delle piante sono stati bloccati. L’adozione di obiettivi vincolanti e una riallocazione delle risorse pubbliche dovrebbe accelerare il loro sviluppo e utilizzo”, hanno affermato oltre 300 scienziati firmatari di una lettera appello al Consiglio dell’Unione Europea. “Data l’urgente necessità di ridurre l’impatto dei pesticidi, è preoccupante notare che numerosi governi degli Stati membri dell’Ue hanno recentemente chiesto il rinvio e/o l’annacquamento del nuovo regolamento sui pesticidi, motivandolo con discutibili preoccupazioni sulla sicurezza alimentare“. Secondo gli scienziati, la richiesta del Consiglio è “altamente discutibile”, “poiché le sfide del sistema alimentare europeo non sono cambiate dallo scoppio della guerra in Ucraina”. “I quesiti di ricerca elaborati dalla presidenza ceca escludono gli effetti positivi attesi dalla riduzione dei pesticidi sulla salute degli agricoltori, dei residenti rurali e dei consumatori, nonché gli effetti positivi attesi sulla biodiversità come prerequisito a lungo termine di tutta la produttività agricola”, aggiunge Helmut Burtscher-Schaden a nome del Comitato della campagna Save Bees and Farmers, che ha raccolto oltre un milione di firme da cittadini europei per la diminuzione dei prodotti chimici in agricoltura. “Soprattutto in un momento in cui si stanno discutendo ambiziosi obiettivi globali di riduzione dei pesticidi alla Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità (Cop 15) a Montréal per affrontare l’accelerazione della perdita di biodiversità, è inaccettabile che Bruxelles stia silenziosamente lavorando per accantonare una proposta legislativa per la riduzione obbligatoria dei pesticidi”, conclude Burtscher-Schaden, chiedendo ai ministri europei del consiglio Agrifish del 18-19 dicembre “di non adottare una decisione che potrebbe far deragliare il Green Deal”.

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