Ai Mondiali di Qatar 2022 ilfattoquotidiano.it tifa Marocco, le ragioni della nostra iniziativa (leggi)

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Andrea Stramaccioni ha seguito per la Rai il Mondiale in Qatar e in queste settimane si è rivelato un’apprezzata seconda voce in telecronaca. Prima del Mondiale aveva commentato solamente una partita, la finale di Coppa Italia tra Juventus e Milan proprio a Doha. L’allenatore romano ex Inter e Udinese è stato televisivamente una bella sorpresa, dimostrando in diretta competenza, garbo e passione vera per questo sport. La sua ultima gara in telecronaca è stata proprio quella tra Portogallo e Marocco, con la vittoria per 1 a 0 dei Leoni dell’Atlante che ha portato per la prima volta una Nazionale africana in semifinale ai Mondiali. In mancanza dell’Italia, ilfattoquotidiano.it aveva scelto di tifare Marocco già alla vigilia dei Mondiali, quando nessuno poteva immaginare che sarebbe arrivato tre le prime quattro della Coppa del Mondo. “Ammazza, che bello! Complimenti. Non mi aspettavo che il Marocco arrivasse fino alla semifinale, ma va detto però che ha un 11 di grande valore con tutti i giocatori che militano nei campionati top in Europa”.

Cosa è successo?
“Hanno cambiato il ct dopo la qualificazione, pur avendo raggiunto il risultato eliminando squadre importanti. Halilhodzic è un’istituzione ma non legava con il gruppo, mentre Hoalid Regragui ha ricostruito il legame con i pilastri come Ziyech e Hamdallah. Il gruppo è molto unito, col Portogallo ai quarti sono riusciti a vincere senza i titolarissimi. In un torneo breve l’alchimia allenatore-giocatori può risultare ancora più determinante che non in una stagione lunga. Il Marocco sta vivendo un momento magico e gioca in totale fiducia, con la Francia sarà ovviamente molto dura come del resto lo era con il Portogallo. Ricordo che anche l’Italia nella sua storia ha saputo sfruttare questi periodi in cui ti riesce tutto”.

In campo qual è il punto di forza?
“La difesa. Non hanno preso gol contro squadre come Croazia, Belgio, Spagna e Portogallo! L’organizzazione è molto moderna. La fase difensiva si basa sul principio per cui si dà priorità all’occupazione e alla copertura degli spazi. Cioè la priorità non è rappresentata dal marcare o seguire a uomo il singolo giocatore, ma dall’occupare anticipatamente gli spazi ritenuti cruciali con un rombo costituito dai due vertici En-Nesyri e Amrabat. Il centravanti fa un lavoro da libro cuore e Amrabat è una sorta di vecchio libero che gioca a centrocampo, ad oggi il miglior giocatore per palle recuperate dell’intera Coppa del Mondo. Centralmente diventano inespugnabili. L’allenatore del Portogallo ha tolto Neves come vertice basso perché non riusciva a vedere palla”.

Gli esterni?
“Sono coinvolti molto nella pressione, per essere poi più pericolosi quando recuperano palla. La fascia destra con Hakimi, Ounahi – uno dei volti nuovi che è cresciuto partita dopo partita e con il Portogallo è stato uno dei migliori in campo assieme al portiere Bounou e ad Amrabat – e Ziyech è straordinaria”.

Quale potrebbe essere invece il problema più grosso da affrontare?
“Da quando è allenata da Regragui la squadra ha preso solo un gol, l’autorete con il Canada. Se andassero per una volta in svantaggio, potrebbe diventare complicato”.

Conclusasi l’esperienza con Al-Gharafa, cosa farà mister?
“Dopo Iran e Qatar, dove ho vissuti due anni stupendi nei quali siamo arrivati in finale di Coppa e fatto la Champions, ho una reputazione in questa parte del mondo molto buona. Offerte non mancano, ma mi piacerebbe tornare in Europa anche per una questione famigliare”.

Cosa si porta a casa da questo Mondiale come allenatore?
“Non è facile esportare un modello, le Nazionali spesso sono costruite sui campioni: la Francia di Mbappé e l’Argentina di Messi. Squadre formate per mettere i giocatori migliori nelle situazioni migliori. Ma due cose vanno dette. La prima è che tutte le squadre hanno un’idea di gioco e in qualche modo sono organizzate per poter far male all’avversario, la seconda è che tutti gli allenatori cambiano in corso di partita perché la flessibilità tattica è diventata fondamentale. Quando il Portogallo si è messo a quattro in attacco, il Marocco si è disposto a cinque per aver un giocatore sempre libero. Non è scarsa personalità, anche l’Argentina cambia spesso in corso”.

E a livello di emozioni?
“Quella del Marocco è una favola bellissima. Dalla mia postazione in tribuna ho fatto un video con il cellulare mentre Boufal balla in campo con la madre, sistemandole con amore lo hijab per non metterla in difficoltà. Mi sono emozionato molto. Ho scattato anche una foto di El Yamiq che festeggia in campo con la bandiera per metà del Marocco e per metà del Qatar, a simboleggiare una vittoria calcistica del mondo arabo. Il calcio non è solo uno sport, lo dico sempre a mia moglie e ai miei figli piccoli quando torno a casa dal campo”.

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