È stato individuato il camionista responsabile dell’investimento mortale dell’ex campione di ciclismo Davide Rebellin. Si tratta di un cittadino tedesco di 50 anni, individuato grazie alla collaborazione tra carabinieri e polizia tedesca. Dopo l’incidente, avvenuto il 30 novembre, l’uomo aveva fatto perdere le sue tracce prima di essere rintracciato a Recke in Westfalia. È stato denunciato a piede libero, ma non posto in stato di fermo, perché il codice tedesco non prevede il reato di omicidio stradale, ipotizzato dalla procura di Vicenza che indaga sulla morte di Rebellin. L’uomo, ad avviso dei testimoni oculari, era del tutto conscio di quanto era successo: dopo l’investimento sulla rotatoria della regionale 11, vicino al casello della A4 nei pressi di Montebello, era infatti sceso dalla cabina di guida, si era avvicinato alla vittima a terra, poi era risalito sul camion allontanandosi velocemente. Alcuni dei testimoni, a quanto si apprende, lo hanno anche fotografato. All’uomo, nel 2014, era stata ritirata la patente dalla polizia stradale di Chieti per guida in stato di ebrezza.

Il 50enne, tra l’altro, aveva già patteggiato a Foggia, nel 2001, per essere fuggito dopo un incidente senza prestare soccorso alle persone coinvolte. La pena è stata successivamente dichiarata estinta per decorso del tempo. Nella zona dell’incidente ci sono moltissime telecamere di sicurezza e i carabinieri, dopo aver esaminato le immagini, avevano subito circoscritto i camion transitati attorno a mezzogiorno mentre Rebellin si stava allenando. L’attenzione è stata puntata soprattutto su un mezzo che si è arrestato e poi è ripartito, in un orario compatibile con quello in cui è avvenuto l’incidente.

Nelle prime fasi delle indagini si era parlato di una ricerca affannosa degli investigatori nelle immagini delle telecamere di sicurezza, per cercare i camion passati sulla rotonda a intorno a mezzogiorno del 30 novembre, l’ora dell’incidente. In realtà i Carabinieri sapevano fin da subito qual era il camion e la nazionalità del conducente. Il 62enne tedesco, infatti, non solo sapeva di aver agganciaoò con il fianco del mezzo pesante la bicicletta di Rebellin: si era addirittura fermato, era sceso dalla cabina di guida e si era avvicinato al corpo a terra. E poi era ripartito subito, cercando di far perdere le sue tracce. Fondamentali sono stati alcuni testimoni oculari, che ai Carabinieri di Vicenza hanno raccontato tutta la sequenza. Fornendo anche alcune fotografie dell’investitore. Ritratti che combaciavano perfettamente con le foto sulla patente di guida del camionista, trovate nei documenti della ditta di spedizioni di Recke. Il titolare ha collaborato con le autorità, spiegando che il fratello aveva fatto ritorno in Germania dapprima in direzione Berlino, poi successivamente a Recke, in Renania Settentrionale-Westfalia.

Soddisfatto per la soluzione del caso il colonnello Giuseppe Moscati, del comando Carabinieri di Vicenza. “Nelle immediatezze del fatto – ha spiegato – è stato attivato uno strutturato e capillare sistema di ricerche sia in Italia, attraverso il coordinamento di tutte le centrali operative in sinergia con le altre forze dell’ordine, sia, una volta acclarata l’origine del sospettato, all’estero, mediante i canali Interpol, di cooperazione internazionale. Ne è derivata una minuziosa ricostruzione dei successivi spostamenti del cittadino tedesco, in viaggio verso il paese di origine”. “Non sappiamo se ciò basterà ad alleviare il dolore che sta attraversando la comunità locale e italiana – aggiunge l’ufficiale – ma rivolgo il ringraziamento a tutti coloro i quali, dalle Istituzioni alla gente comune, hanno sostenuto i Carabinieri nelle ricerche”. Per arrivare a intercettarlo è stato importante anche il lavoro svolto dai militari con l’Agenzia delle Entrate e con i Centri di cooperazione di Polizia di Italia, Austria e Slovenia: l’incrocio delle informazioni ha consentito di accertare che il camion Volvo su cui viaggiava il 62enne era di proprietà di una ditta di spedizioni tedesca, con sede a Recke, e che l’autista aveva effettuato un carico nel primo pomeriggio del 30 novembre presso una ditta con sede nell’Interporto di Verona

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