Situazione di stallo in Italia in merito alla protezione delle persone che segnalano illeciti sul posto di lavoro, i cosiddetti whistleblower. Non è stata ancora recepita, infatti, la direttiva europea 2019/1937 che garantirebbe la protezione ai lavoratori del settore privato e a chi segnala irregolarità e illeciti ai media o alle organizzazioni non profit.

Un fenomeno molto complesso quello del whistleblowing che impatta su diversi mondi: dalla psicologia ai media, dai sindacati alla società civile, dal ruolo del singolo individuo alle responsabilità politiche dello Stato. Per questa ragione The Good Lobby ha organizzato un evento a Milano riunendo organizzazioni, enti e associazioni impegnate nel campo, per ascoltare le voci di chi si occupa di whistleblowing in Italia e in Europa.

Tra gli ospiti anche due whistleblower che hanno raccontato la loro esperienza. Come Francesco Zambon, il funzionario dell’Oms che aveva denunciato il mancato aggiornamento del piano pandemico italiano. E il commercialista Sergio Arcuri che, da responsabile della Compliance e dei controlli interni della Arval, raccolse la segnalazione di un collega e avviò delle indagini interne, in merito all’aggiudicazione di appalti pubblici, ottenendo prima una dura reazione dall’azienda e poi, rivolgendosi alla Procura, l’apertura di un fascicolo che ha portato a numerosi arresti.

“Attualmente un lavoratore che denuncia degli illeciti rischia ritorsioni, discriminazioni e di perdere il posto di lavoro”, spiega Priscilla Robledo di The Good Lobby: “Il governo – aggiunge – ha una settimana di tempo per recepire la direttiva europea. Noi auspichiamo che il recepimento sia tempestivo perché i whistleblower sono fondamentali strumenti di prevenzione della corruzione”. Strumenti che sarebbero molto utili mentre l’Italia è impegnata a gestire i fondi europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “E’ chiaro che il whistleblowing è uno strumento anticorruzione, per cui rispetto alle grandi spese del Pnrr che stiamo affrontando sarebbe molto importante avere la direttiva approvata”, ha sottolineato Laura Valli, componente del Consiglio autorità nazionale anticorruzione.

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