A banalizzarla sembra il gioco delle tre carte, dove 50 milioni di azioni scompaiono nel nulla; in realtà il giro fatto da circa 35 milioni di euro equivalenti a 90 milioni di azioni della società Aedas attiva nel settore immobiliare, controllata da Augusto spa (oggi in liquidazione) e quotata a Piazza Affari, non solo è un’operazione complessa ma anche ritenuta criminale, tanto che il 28 novembre scorso la Procura di Milano ha chiuso una delicata inchiesta coordinata dal pm Stefano Civardi e dal nucleo di polizia economico finanziario della Guardia di finanza di Milano. Si tratta di una vicenda, come emerge dall’avviso di chiusura indagini, che arriva fin sulle soglie di San Pietro. Risulta infatti indagato per manipolazione del mercato e corruzione privata l’ex broker del Vaticano Gianluigi Torzi, coinvolto non solo nell’acquisto di una palazzo londinese, ma anche, a Milano, nella truffa ai danni della società di mutuo soccorso Cesare Pozzo e nella cosiddetta vicenda dei “mafia bond” originati da crediti sanitari inesigibili che secondo l’accusa avrebbero inquinato in parte un tesoretto di 1 miliardo di obbligazioni finite in pancia a soggetti istituzionali. L’indagine del pm Civardi, oltre a Torzi, vede indagate altre cinque persone. Tra queste Giuseppe Roveda, già nel Cda di Augusto ed ex ad di Aedes, e Giacomo Garbuglia, ex ad di Aedes ed ex presidente del cda di Augusto, controllata all’epoca dal fondo Sator del banchiere Matteo Arpe. I reati contestati vanno dal 2017 al 2019, periodo in cui Roveda e Garbuglia si sono alternati nelle varie cariche. A Garbuglia è contestata anche la corruzione tra privati avendo incassato, secondo l’accusa, 100mila euro per favorire l’operazione. Un passaggio questo che esce dal campo finanziario per entrare in quello delle opere d’arte, tra quadri di Keith Haring e di Scialoja. Lo vedremo. Oltre alla manipolazione del mercato e la corruzione, è contestato l’ostacolo agli organi di vigilanza e le false comunicazioni sociali.

Tutto inizia nel 2017, quando Augusto e Aedes “nell’ambito di operazioni di finanziamento (…) studiavano la sottoscrizione (…) di un prestito obbligazionario di 25 milioni”. Il gruppo in quel momento naviga in cattive acque e il prestito obbligazionario sembra una buona strada. Tanto più che in quell’anno Gianluigi Torzi è ritenuto un broker di alto livello. Tutto il resto sulla sua figura arriverà negli anni successivi. I 25 milioni sono così perfezionati con un doppio bond da 10 e 15 milioni sottoscritto dalla Beaumont Investiments Service ltd poi Odikon Service Plc. Entrambe riconducibili a Torzi. Bond confezionati in che modo? Al momento non si comprende. I bond per Torzi sono da sempre una carta vincente. Come per la Cesare Pozzo che da Torzi ne acquisterà uno da circa 20 milioni composto perlopiù da crediti inesigibili vantati nei confronti di Asl locali da società del sud Italia attive nel settore sanitario, alcune con aderenze al crimine organizzato. Tornando alla vicenda Aedes, il prestito obbligazionario in quel 2017 è garantito dal deposito di Augusto di 90milioni di azioni Aedes per un valore di 35 milioni. Inizia a configurarsi il reato di manipolazione del mercato. Le azioni sono inizialmente collocate su due conti deposito rispettivamente presso Nomura International Plc e Bnp Paribas Securites Services aperti “a nome dell’emittente (Augusto) attraverso l’arranger (cioè la società di Torzi)”. Questo avviene il 12 aprile 2017. Sei giorni dopo, scrive il pm, “Augusto si spogliava delle azioni Aedes disponendo che fossero trasferite su un conto omnibus di Nomura international aperto presso Bnp Paribas, perdendo definitivamente visibilità dei trasferimenti successivi delle azioni che mai avrebbero raggiunto un conto di deposito di Augusto”. Il giorno stesso, infatti, l’intero pacchetto passa a un conto omnibus riferibile alla società inglese Global Prime Partners (Gpp) collegata a Torzi. Da qui le azioni iniziano a essere negoziate come se non appartenessero più ad Augusto spa e finiscono su un conto della Sunrise financial, società anonima della galassia Torzi. Il quale si vedeva infine accreditati 10 milioni “sempre per il tramite della Gpp in pagamento del prestito obbligazionario emesso da Augusto e sottoscritto” dalla società di Torzi. Prestito obbligazionario che non risulta però essere mai stato estinto.

Per dare giustificazione legale alla movimentazione delle azioni Aedes da parte di Gpp viene sottoscritto un finto contratto di “prime brokerage” dove nella sostanza si sostiene che le negoziazioni di Gpp sono state fatte su istruzioni di Torzi ma sempre per conto di Augusto. Del resto scrive il dottor Civardi: “In realtà le azioni sarebbero state negoziate da Gpp su istruzioni” dei veicoli di Torzi “in nome proprio”. Che succede poi? Succede che tra l’aprile 2018 e il febbraio 2019, 50 milioni circa di azioni Aedes “venivano negoziate e definitivamente alienate tramite l’intermediario Gpp”. Tradotto: sono volate vie. Ad Augusto ritornano i restanti 40 milioni di azioni dei 90 iniziali attraverso la Muse Venture Ltd. Il che porta Augusto in minoranza perdendo il controllo del gruppo. Per questo nel 2018 “veniva simulata la restituzione di ulteriori 30 milioni di azioni unicamente al fine di consentire a Augusto la partecipazione all’assemblea dei soci”. Nel periodo tra il 2017 e il 2019, la londinese Gpp, anche allo scopo di gonfiare il costo delle azioni, su 461 sedute di borsa per conto dei veicoli societari di Torzi “operava compravendite in 328 sedute pari al 71% delle giornate di contrattazione”. Nella sola giornata del 4 luglio 2017 Gpp “movimentava la quasi totalità delle azioni Aedes compravendute sul mercato”. A fronte di tutto questo, nel tempo, anche attraverso comunicati stampa di Augusto e Aedes sono state veicolate sul mercate false informazioni, in questo caso i capi d’imputazione riguardano Roveda e Garbuglia. Il quale, come detto, risulta indagato anche per corruzione. Avrebbe intascato 100mila euro da Torzi per dare il via all’operazione. Denaro veicolato non in contanti, ma in opere d’arte. Prima dell’inizio della vicenda, è ricostruito negli atti, Torzi conosce la moglie di Garbuglia attiva nel mondo dell’arte che con una sua società ha acquistato un quadro di Keith Haring per 350mila euro. Torzi vorrebbe comprarlo. I due firmano un contratto, il broker del Vaticano verso un anticipo da 100mila euro, ma non il resto. Il contratto viene strappato. Nel frattempo la moglie di Garbuglia per giustificare quei primi 100mila euro dati da Torzi, corrisponderebbe all’ex broker del Vaticano due opere dell’artista romano Toti Scialoja. Questa la vicenda fino a oggi. Solo il primo tempo di un film ben più lungo.

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