Approvate tutte le mozioni sulla guerra in Ucraina a Montecitorio, tranne quelle del Movimento 5 stelle e dell’Alleanza Sinistra Italiana-Verdi. Al momento del voto a Montecitorio infatti, non c’è stato solo il via libera al documento della maggioranza, ma anche i testi del Partito democratico e di Azione-Italia viva hanno ottenuto il via libera grazie a un gioco di astensioni reciproche. Un risultato che, a prescindere dai contenuti, serve per lanciare messaggi politici molto chiari. Il leader M5s Giuseppe Conte, in Aula, ha ribadito la richiesta che ci sia un passaggio parlamentare. Mentre i dem esultano per l’approvazione del loro testo: “Si conferma la nostra linea”, hanno scritto in una nota, “che tiene insieme due urgenze: quella di sostenere con ogni mezzo necessario la resistenza del popolo ucraino aggredito; e quella di sviluppare il massimo impegno nazionale e internazionale per giungere all’immediato cessate il fuoco”. Sull’altro fronte i deputati 5 stelle hanno attaccato i dem: “Ormai parlano come il ministro Guido Crosetto e Stefania Craxi“.

Le mozioni approvate: dal centrodestra a Pd e Azione – Quale linea è passata in Aula? Le mozioni non entrano eccessivamente nel merito, ma ribadiscono la necessità di continuare a “sostenere le iniziative normative necessarie a prorogare fino al 31 dicembre 2023 l’autorizzazione, previo atto di indirizzo delle Camere, alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari all’Ucraina”: è il “cuore” della mozione della maggioranza sul conflitto in Ucraina approvata dall’Aula di Montecitorio. Il testo approvato punta anche a “promuovere e sostenere tutte le iniziative diplomatiche volte a creare le condizioni per un negoziato di pace” ed “a promuovere il rilancio delle Nazioni Unite come strumento internazionale per assicurare la coesistenza pacifica”. Il governo poi dovrà assumere “tutte le iniziative necessarie per continuare a sostenere il popolo ucraino e per limitare gli effetti della crisi umanitaria in atto”; “contribuire alla tenuta degli accordi in materia di sicurezza alimentare”. C’è quindi l’impegno per il governo a “conseguire l’obiettivo di una spesa per la difesa pari al 2 per cento del prodotto interno lordo entro il 2028; a proseguire con i negoziati in ambito europeo volti ad individuare una soluzione comune al caro energia” e “a lavorare per la costruzione di un esercito comune europeo”. Le mozioni di Pd e Terzo Polo, approvate con un gioco di astensioni, puntano a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine con “tutte le forme di assistenza necessarie” assicurando a Kiev “il diritto all’autodifesa”.

Le mozioni bocciate di M5s e Si-Verdi – La mozione del M5s è stata bocciata con 193 no, 46 sì e 75 astenuti (il Pd e Alleanza Verdi Sinistra). Stesso destino ha subito la mozione di Alleanza Verdi Sinistra: la formazione guidata da Bonelli e Fratoianni si è astenuta sui documenti di M5s e Pd (su quest’ultima hanno votato no nella parte che chiedeva l’invio di armi). Il testo dei 5 Stelle, a prima firma del leader Giuseppe Conte, chiedeva al governo di informare preventivamente il Parlamento sulle intenzioni circa l’invio di armi e di “promuovere sforzi diplomatici” volti a scongiurare un’escalation militare. Il leader M5s lo ha ribadito in Aula: “Il dl sull’invio di armi all’Ucraina non può essere una routine. Non è più rinviabile un nuovo quadro di intervento. Pretendiamo un passaggio nelle aule parlamentari perché sia garantito ai cittadini il diritto ad una informazione trasparente“. Secondo l’ex premier, “l’Italia sulla crisi ucraina svolga un vero ruolo da protagonista promuovendo una conferenza di pace. Non possiamo continuare a pensare ad una illusoria disfatta della Russia”. Conte ha aggiunto che “in tanti si sono abituati alla guerra, quasi metabolizzandola. Dal primo colpo sparato il M5s ha condannato con forza la aggressione russa, chiedendo un piano diplomatico ed anche un sostanzioso aiuto militare al popolo ucraino: non per pulsioni belliciste ma per porre un argine alla iniziale asimmetria delle forze in campo. Un contributo deciso non a cuor leggero, ma necessario per consentire all’Ucraina la legittima difesa. Oggi, dopo nove mesi, questa non può essere più la soluzione. Sul piano delle armi – ha concluso – si è parlato e agito troppo, mentre di diplomazia non vediamo traccia. Esigiamo un cambio di passo dalla Nato e dalla Ue. E soprattutto dal nostro Paese. Lo hanno chiesto centomila persone che hanno sfilato a Roma per dar voce a una maggioranza silenziosa che subisce le conseguenze del conflitto”.

Il governo conferma la sua linea Parallelamente, durante l’assemblea di Alis, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha confermato la linea del governo: “Io sono abituato a non cambiare opinione e così faremo” ha detto, aggiungendo che “la situazione in Ucraina si sta facendo più grave perché la parte civile sta subendo attacchi per cui tutto il mondo si sta muovendo, anche chi prima era equidistante dalla Russia si sta muovendo”. E ancora: “Il Governo sta dando esecuzione a cinque decreti presi dal precedente Governo il cui principale esponente era il partito di Conte. Ogni cosa che è partita dall’Italia per essere consegnata all’Ucraina è l’esecuzione di scelte prese dal precedente Governo. Conte dovrebbe rivolgere a sé stesso queste critiche”. Da sottolineare anche l’annuncio del ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Presto il ministro della Difesa porterà in consiglio dei ministri il decreto per prorogare i tempi delle decisioni già adottate che scadono il 31 dicembre per un’eventuale fornitura di mezzi militari all’Ucraina, naturalmente sempre previa passaggio parlamentare“.

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