“È emerso un corpo sostanzialmente integro, che si è ben conservato considerata la profondità nella quale è stato interrato per oltre un anno e mezzo. Indossava gli stessi abiti al momento dell’interramento”. Così Gaetano Calogero Paci, procuratore capo di Reggio Emilia, ha spiegato ai cronisti di Rai e Telereggio quali sono le condizioni dei resti recuperati a Novellara che si presume appartenere a Saman Abbas, la 18enne pachistana scomparsa dal 30 aprile 2021. Qualche elemento consente l’identificazione ma serve l’esame del Dna. “Ora si tratta di verificare l’integrità degli organi interni – ha continuato il procuratore – perché attraverso e su di essi saranno svolte le indagini di tipo autoptico per capire esattamente l’identità del corpo stesso. Certo è che il contesto in cui il corpo è stato ritrovato e anche qualche elemento peculiare già consentono di formulare una probabilità di identificazione, ma la prova regina è quella del Dna e solo attraverso una comparazione positiva sarà possibile dire che si tratti del corpo di Saman“.

Il cadavere – rinvenuto dieci giorni fa in un casolare diroccato a Novellara su indicazione di Danish Hasnain, zio di Saman, uno dei cinque imputati per l’omicidio – è stato dissotterrato ed esumato ieri sera intorno alle 22 per poi essere portato al laboratorio di medicina legale dell’Università di Milano dove verranno svolti gli accertamenti affidati dalla Corte d’Assise del tribunale di Reggio Emilia ai periti Cristina Cattaneo e Dominic Salsarola. Il rudere dov’è stata recuperata la salma, a settecento metri dall’abitazione dove viveva la famiglia Abbas, è ancora sotto sequestro; proseguiranno infatti le operazioni dei periti per prelevare campioni di terreno e altri elementi da analizzare. Le operazioni, coadiuvate dai vigili del fuoco di Reggio Emilia su mandato della Procura, erano iniziate il 19 novembre con una prima messa in sicurezza del casolare oggetto delle ricerche, in stato di abbandono, e caratterizzato da diverse parti strutturali pericolanti. Rimossi i materiali nella zona del possibile occultamento, gli uomini del Comando con l’ausilio dei mezzi di movimento terra, hanno consentito all’equipe dell’archeologo forense di avvicinarsi il più possibile alla salma e, quindi, di riesumare con un minuzioso lavoro manuale i resti rinvenuti.

Un nuovo fascicolo d’indagine, allo stato a carico di ignoti, è stato aperto nei giorni scorsi dalla Procura di Reggio Emilia sul caso di Saman. Per l’omicidio sono già a processo cinque parenti: il padre (nella foto) e la madre, uno zio e due cugini, con udienza fissata a febbraio. Il nuovo fascicolo potrebbe servire per approfondire eventuali ulteriori complicità, anche sulla base di quello che emergerà dalle operazioni avviate nel casolare. Durante gli scavi sono stati trovati anche alcuni oggetti che saranno analizzati dal Ris: un mozzicone di sigaretta, pezzi di tessuto e due bottiglie.

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