“La scelta del fine vita è un diritto fondamentale dell’uomo. In queste ore se mio marito confermerà la sua decisione consapevole e responsabile già espressa, da domani sarà libero di porre fine alle sue sofferenze”. Parla così la moglie di Romano, l’uomo che Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha accompagnato in Svizzera per dare seguito alla sua richiesta di aiuto. L’uomo, affetto da Parkinsonismo atipico vuole accedere legalmente al suicidio assistito.

“Romano è affetto da una grave malattia neurodegenerativa, una forma di parkinson molto aggressiva che lo ha paralizzato completamente, causandogli una disfagia molto severa che lo porterà a breve a un’alimentazione forzata”, spiega ancora la moglie di Romano.

Cappato è stato protagonista in questi anni di tante battaglie sul tema della dignità del fine vita. Si tratta di una “nuova disobbedienza civile”, chiarisce, “dal momento che la persona accompagnata non è tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, quindi “non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato-Dj Fabo per l’accesso al suicidio assistito in Italia”

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