Moriva nel lontano ’94 ma i suoi fan più accaniti non hanno mai smesso di sperare di rivederla. Visioni e speculazioni. Anche il drammaturgo e direttore artistico del Napoli Teatro Festival, Ruggero Cappuccio, non ha resistito alla tentazone di scrivere un racconto su di lei: Settimo Senso, drammaturgia e regia di Nadia Baldi, con Euridice Axen, in scena al Teatro San Ferdinando di Napoli. E poi in tourneè.

Con regolare periodicità una voce che non si arrende, si leva da qualche giornale, pronta a giurare che Moana esiste, si nasconde da qualche parte del mondo, come uno di quegli ex leader pronti a tornare al momento giusto. Voci pronte ad alimentare il mito. Moana è morta all’Hotel-Dieu di Lione il 15 settembre 1994, dove era ricoverata da mesi. La sua morte è ufficialmente dovuta ad un tumore al fegato, ma si parla anche di epatite cronicizzata. E qui inizia un altro film, l’ultimo di Moana: la sua morte, a soli 33 anni, è ancora fonte di misteri. Dai più neri, come l’ipotesi di essersi spenta a causa dell’Aids a quelle più colorate (viva, felice, al caldo). O divenuta nell’immaginario collettivo un autentico paradigma della donna oggetto accerchiata dalle spregiudicate esigenze commerciali, vittima del suo personaggio, si è voluta eclissare del tutto. E’ stata la madre di tutte le pornstar. Ribelle, sensuale, elegante, intelligente. Con lei è nata l’arte della seduzione erotica. Lei ci metteva anche la testa, l’acume, non solo c… e tette.

La sua fine precoce ci lasciò tutti sbigottiti. Il parterre anche femminile rimase senza parole e lei entrò in punta di piedi nel mito. Perché solo chi muore giovane, è caro agli dei. In scena al San Ferdinando potere e pornografia (ai tempi di Moana non esisteva ancora Internet), politica, arrivismo e maschilismo imperante, uno scrittore indaga sui più profondi, ancestrali arditi sensi che muovono il potere. Finale non da spoilare. Repliche fino al 27 novembre.

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