Continua a ritenere errati i rilievi della Consob – e della procura di Torino – sulla stesura dei bilanci degli ultimi anni, ma dovendosi adeguare alle richieste dell’organo di vigilanza, la Juventus ha pubblicato i suoi conti “riscritti” sulla base delle contestazioni. E contemporaneamente, visto che gli azionisti avrebbero dovuto approvare l’ultimo bilancio tra pochi giorni, la società bianconera ha deciso di posticipare – di nuovo – l’assemblea. Non si terrà più il 23 novembre ma il 27 dicembre, due mesi più tardi rispetto alla prima convocazione. Stretta tra i rilievi della Consob e del nuovo revisore di bilancio, oltre alle contestazioni penali della procura torinese, la società bianconera prende tempo per provare a uscire dall’angolo, magari mettendo a punto nel frattempo una strategia difensiva in sede penale.

Nella serata di domenica, la Juventus ha pubblicato un documento di 30 pagine nelle quali ha sostanzialmente ‘riscritto’ pro-forma i bilanci chiusi al 30 giugno 2020, 2021 e 2022 seguendo le indicazioni contenute nella delibera Consob del 19 ottobre scorso. Cosa ne viene fuori, rappresentando le operazioni incrociate e le manovre stipendi, contestate anche dalla magistratura, secondo le indicazioni dell’organo di vigilanza? Nel 2019/20 il rosso passa da 89,7 a 152,9 milioni di euro, mentre nel 2020/21 cresce da 209,5 a 233 milioni, mentre passerebbe da 253,2 a 193,3 nel bilancio che l’assemblea dovrebbe andare ad approvare. La Juve continua a contestare la posizione della Consob e ha illustrato nuovamente le sue contro-deduzioni, reputando corretta la formulazione dei conti e sostenendo che gli effetti dei rilievi “sarebbero sostanzialmente nulli sui flussi di cassa” e “sull’indebitamento finanziario netto”, mentre sul piano economico e patrimoniale sostanzialmente “si azzererebbero a livello cumulato” nel 2023/24 per le operazioni incrociate e nel 2022/23 per la manovra stipendi.

In attesa dell’assemblea, la Juventus aspetta le decisioni della procura di Torino che ha chiuso l’inchiesta nella quale contesta i reati di falso nelle comunicazioni sociali per le società quotate, false comunicazioni al mercato, ostacolo alle autorità di vigilanza, aggiotaggio informativo e dichiarazione fraudolenta, derivante dall’uso di fatture per operazioni inesistenti con la conseguente indebita detrazione di Iva. I pm Ciro Santoriello e Mario Bendoni – coordinati dall’aggiunto Marco Gianoglio – hanno iscritto nel registro degli indagati 15 persone, più la società per responsabilità amministrativa, compresi il presidente Andrea Agnelli, il vice-presidente Pavel Nedved, l’ex direttore sportivo Fabio Paratici, l’avvocato Cesare Gabasio, gli ex dirigenti Marco Re, Stefano Bertola e Stefano Cerrato. Alla chiusura delle indagini, i magistrati hanno avanzato contestazioni anche all’amministratore delegato Maurizio Arrivabene nonché ai componenti del Consiglio d’amministrazione, al collegio sindacale e al revisore legale.

Tra le carte sequestrate nel corso dell’inchiesta, i finanzieri hanno anche rinvenuto una sorta di “libro nero” scritto dall’attuale direttore sportivo, Federico Cherubini, sul modus operandi del suo predecessore Paratici. Relativamente alle operazioni a specchio sui calciatori, Cherubini parla di plusvalenze “artificiali”, che portano “beneficio immediato” e “carico ammortamenti”. Cherubini scrive ancora: “Come siamo arrivati qui?”. Cita quindi “acquisti senza senso” e operazioni di mercato “fuori portata (Kulusevski??)”, oltre alla “distruzione di una generazione: Kean, Spinazzola, Audero…”. L’opinione su Paratici è molto severa: “Giudizi e valutazioni cambiano ogni giorno”, scrive Cherubini parlando di un “piano recupero bilancio disastroso, -forma +sostanza”.

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