di Roberta Ravello

Il lavoro amoroso è ancora influenzato dal genere. Riguarda il prendersi cura dei familiari, figli, animali domestici, casa, per creare un ambiente confortevole e affettivo in cui la famiglia emotivamente prosperi. Tradizionalmente è la donna che se ne occupa e questo può impedirle un impegno maggiore nel lavoro fuori di casa e nella carriera. Perché un’effettiva uguaglianza di genere ci sia nella società, il lavoro amoroso ha bisogno di poter essere svolto anche dagli uomini.

Il congedo di paternità è stata una conquista importante perché anche gli uomini possano stare a casa per prendersi cura dei figli, ma non basta. Esiste anche il lavoro di cura a pagamento, o sotto forma di volontariato, ma non può avere la stessa funzione dell’amore intimo tra familiari. Oggi il lavoro dell’amore rimane la principale forma di ostacolo a una maggiore partecipazione delle donne alla vita economica e politica del paese. Primo, perché non tutte le famiglie possono permettersi che il lavoro d’amore sia sostituito da prestazioni professionali (la badante, la governante, l’aiuto domestico o simili); secondo, perché non tutti i mariti o partner hanno tempo o voglia di sostituirsi alla donna nel lavoro d’amore.

Quindi, per creare società di pari opportunità, le politiche pubbliche potrebbero promuovere maggiormente il lavoro d’amore svolto da uomini, anziché focalizzarsi sempre sul ruolo dell’uomo nell’accumulo di capitale.

I ruoli potrebbero diventare interscambiabili, con la donna che lavora per portare a casa lo stipendio, e l’uomo che si occupa della casa e dei figli. Perché no? Altrimenti ci troveremmo di fronte all’uomo discriminato. Perché un uomo dovrebbe sentirsi imbarazzato ad occuparsi lui del lavoro d’amore? Come se questo lo effeminasse, gli facesse perdere di attrattiva o di virilità? La famiglia è uno spazio dove si può essere amati in modo incondizionato e dove si apprende il sacrificio del proprio interesse personale per il bene comune. Questo sacrificio, nobilitato, potrebbe essere anche un piacere, condiviso in egual modo da uomini e donne, a pari ruolo.

Invece, attualmente c’è la tendenza, per chi se lo può permettere, di scaricare il lavoro di cura su immigrate che, per paghe minime, si prendono cura dei figli, della casa o di altre persone a carico, come se il lavoro di cura fosse per le persone economicamente e socialmente più svantaggiate, un lavoro da “paria”. Andrebbe probabilmente nobilitato per attrarre entrambi i componenti della coppia a svolgerlo se non principalmente in parte. Occorrerebbe un cambiamento culturale, dove il lavoro fuori casa non occupi così tanto tempo, per recuperarne, per dare e ricevere amore, che è più importante dell’essere in grado di comprare più beni materiali.

In termini politici pratici, il cambiamento includerebbe come minimo maternità, paternità e congedo parentale che riconoscano i bisogni emotivi dei bambini e dei genitori. Implicherebbe la fornitura di servizi di assistenza all’infanzia e agli anziani pubblici e accessibili. Fissare i salari a livelli sostenibili per una vita dignitosa ed economicamente sicura per tutti e tutte, tassare la ricchezza eccessiva a livello globale e limitare i differenziali di reddito tra i redditi più alti e quelli più bassi.

Penso che a molti uomini piacerebbe occuparsi del lavoro amoroso se messi nelle condizioni di svolgerlo e che volentieri lascerebbero l’ufficio o la fabbrica per occuparsi del lavoro amoroso ad un certo punto della loro vita, se avessero la certezza che la moglie o compagna possa portare a casa lo stesso stipendio. Di pari passo forse molte donne oggi relegate al lavoro amoroso se lo godrebbero di più, se fosse una scelta e non un ripiego delle circostanze del mettere su famiglia e dell’assenza di posti di lavoro per loro. Il tutto con sommo beneficio per la pace familiare o di coppia.

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