Il pensiero lineare prevede una risposta per ogni evento. Nel caso degli avvenimenti che suscitano riprovazione, in Italia, di solito, si ricorre all’inasprimento della repressione in carcere come ultima spiaggia. Se qualcuno travolge una persona con l’auto, il pensiero lineare porta ad aumentare gli anni di carcere per chi provoca incidenti stradali. Se avviene un crollo di un edificio, più carcere per i progettisti, se un treno deraglia, più anni di galera per gli addetti. Se muore un paziente più carcere per i medici, se avviene un rave party, al fresco chi organizza e partecipa.

In questo modo, apparentemente, si è offerta una risposta al legittimo turbamento delle persone che sono impaurite da tutte le avversità e dai delitti. In realtà sappiamo che l’aumento delle pene e della carcerazione non portano sempre e solo ad una diminuzione dei reati. Anzi! Si può determinare un effetto reattivo per cui i reati aumentano o si determinano altre reazioni. Ad esempio, viste le pene draconiane inflitte a chi travolge un pedone per strada, può accadere che il colpevole fugga, impaurito dalla condanna, non soccorrendo il malcapitato investito e sommando reato a reato.

Anche chi dovrebbe firmare la pratica per costruire un edificio, spesso non la firma e blocca la realizzazione dell’opera perché non vuole incorrere nella durezza della legge. Il medico, consapevole delle norme che potrebbero procurargli gravi conseguenze, rifiuta di lavorare nei pronto soccorso e chiede migliaia di esami spesso inutili (medicina difensiva).

Nel caso dei rave party, se entrerà in vigore la nuova legge, col cavolo che i partecipanti se ne andranno pacificamente! Cercheranno di mascherarsi e non farsi riconoscere con un maggior rischio di conflitti con le forze dell’ordine.

Nei paesi molto repressivi come gli Stati Uniti i criminali sono più agguerriti e usano molto più frequentemente le armi da fuoco. Sono consapevoli della durezza della polizia e delle istituzioni carcerarie, per cui sono disposti anche ad uccidere per non farsi prendere.

Il pensiero circolare ci dice che ad ogni azione si determina una conseguenza con effetti recursivi, per cui anche questa reazione provocherà altri effetti in una catena di eventi che possono, a volte, inficiare i risultati che ci si attendeva all’inizio. Nel caso dell’utilizzo della galera per ogni delitto (senza pensare a percorsi alternativi rieducativi), il rischio di perdita di ogni speranza da parte del delinquente può portare ad aggravamento dei comportamenti violenti.

Non sono un giurista, per cui non voglio commentare il decreto legge, approvato dal Consiglio dei ministri riguardante i rave party. Come psicologo ritengo che sia stato sbagliato farlo sull’onda di un’emozione recente. Le leggi non dovrebbero mai essere promulgate d’impeto, di pancia come si suol dire, ma ponderate razionalmente e costruite tenendo in considerazione la complessità estrema dei possibili reati.

La psicologia ci insegna che ogni fatto della nostra vita deve essere metabolizzato e compreso appieno, prima di dare origine a una reazione che possa essere utile. Se invece si agisce impulsivamente, senza riflettere, spesso si incorre in errore. Si ingenera inoltre nella psicologia della massa la pericolosa ricerca di una soluzione sempre più dura per ogni evento. Quando nei prossimi giorni succederà un qualsiasi delitto, folle inferocite chiederanno sempre più leggi e sempre più carcere in una sorta di linciaggio mediatico.

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