Non sarà varato venerdì il decreto con i nuovi aiuti per famiglie e imprese contro il caro energia. Sul tavolo del consiglio dei ministri – previsto alle ore 17 – sono attese solo l’integrazione della Nota di aggiornamento al Def con la parte programmatica – la cornice della prossima legge di Bilancio – e la Relazione del governo al Parlamento sull’aggiustamento di bilancio. Prima di varare l’atteso Aiuti quater occorre infatti ottenere dalle Camere il via libera all’utilizzo dei 10 miliardi di “spazio fiscale” lasciato dal governo Draghi grazie a un deficit/pil che nel 2022 si è fermato ben sotto il 5,6% previsto nel Def. A quella cifra dovrebbero aggiungersi almeno altri 5 miliardi circa per effetto del buon andamento del gettito (complice l’inflazione) e della tenuta del pil anche nel terzo trimestre. Lunedì la conferenza dei capigruppo della Camera deciderà il calendario per l’approvazione della variazione di bilanci, che richiede la maggioranza assoluta. Solo dopo arriverà il decreto, che potrebbe valere 7-10 miliardi mentre il resto delle risorse sarà usato per finanziare misure destinate ad entrare in vigore il prossimo anno.

Nadef e manovra – Nella manovra invece, stando a quanto fanno sapere fonti di governo all’Ansa, l’esecutivo vuole destinare all’energia una somma non inferiore ai 15 miliardi. In base al quadro programmatico previsto nell’aggiornamento della Nadef che arriverà venerdì al consiglio dei ministri il Pil dovrebbe attestarsi nel 2023 a +0,6% (come nella previsione tendenziale del precedente esecutivo) e l’indebitamento netto al 4,5% del Pil. Il neo ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti quindi si prepara a far salire il rapporto deficit/pil di 1,1 punti rispetto a quello lasciato in eredità dai predecessori, in questo modo recuperando uno spazio di manovra di 20,8 miliardi. Questo se l’indebitamento tendenziale restasse confermato al 3,4% come indicato nella Nota al Def messa a punto dal governo Draghi: non è però escluso che il dato venga rivisto, alla luce dell’ultimo dato sul Pil superiore alle attese nel terzo trimestre 2022. Il governo si aspetta che il 2022 e il 2023 siano “gli anni più complicati sul piano dell’emergenza energetica“, come indicato nello scenario tratteggiato dalla Nadef. Le stesse fonti aggiungono che nella manovra sono previsti anche una “manutenzione straordinaria” del Superbonus 110% e del Reddito di cittadinanza.

Il prossimo dl Aiuti – L’attesa per il decreto Aiuti quater stride con il senso di urgenza comunicato dalla stessa premier Giorgia Meloni e con gli annunci del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che al Tg5 mercoledì ha ha detto: “La priorità sono le bollette e i sacrifici di famiglie e imprese. Ecco perché venerdì daremo un segnale molto chiaro da parte del governo con un investimento da 7-8-10 miliardi”. In concreto comunque cambia poco, considerato che le attuali misure anti rincari per le famiglie – azzeramento degli oneri generali di sistema, riduzione dell’Iva sul gas al 5%, bonus sociale per chi ha un Isee fino a 12mila euro – sono pienamente in vigore e già finanziate fino a fine anno mentre i crediti di imposta del 30 o 40% per le imprese scadono a fine novembre. L’intervento più urgente riguarda lo sconto fiscale sui carburanti: il taglio delle accise vale solo fino al 18 novembre. C’è poi l’ipotesi di semplificare l’accesso al bonus sociale riservato alle famiglie più in difficoltà: al momento per ottenerlo occorre presentare l’Isee ma pochi ne sono a conoscenza, tanto che quasi metà delle risorse stanziate sarebbe inutilizzata.

Il governo Draghi a partire dal 2021 ha destinato al contrasto al caro energia oltre 62 miliardi. Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio gli interventi hanno ridotto nel complesso del 46% l’impatto dell’aumento dei prezzi sulle tasche delle famiglie. La spesa per calmierare i prezzi però ha beneficiato di più le famiglie più ricche, che complici case e auto più grandi tendono a consumare più energia. L’Upb ha quindi suggerito di valutare “un diverso mix di politiche di sostegno, a parità di risorse impegnate”: trasformare circa il 50% dello sconto sulle accise sui carburanti in un trasferimento (sotto forma di bonus) potrebbe ridurre in misura sensibile l’aggravio di spesa per le fasce più povere.

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