“Io amministratore? Semmai controller delle cooperative, facevo in modo che venissero rispettati i contratti e i documenti fossero in regola”. Ha risposto così Tiziano Renzi agli inquirenti nell’aula bunker a Firenze al processo in cui è imputato con la moglie Laura Bovoli e altre 13 persone per bancarotta fraudolenta e fatture false. “Da sempre mi occupo di attività commerciali, ho idiosincrasia per l’amministrazione”, ha detto il padre dell’ex premier e leader di Italia Viva. “Da uomo del contado quale sono, ho fatturato fino a 8,5 milione di euro prima che qualcuno in famiglia facesse politica o avesse una qualche visibilità”, ha detto alludendo al figlio. “Non avevo doti nascoste, avevo indovinato come ottenere credibilità: essere diversi rispetto agli altri”.

Tiziano Renzi è imputato insieme alla moglie Laura Bovoli e altre 13 persone in un procedimento per bancarotta fraudolenta e fatture false nato dall’inchiesta sul fallimento delle coop di servizi Delivery Service Italia, Europe Service e Marmodiv che si occupavano di volantinaggio e distribuzione di materiale pubblicitario. Per la procura, i genitori dell’ex premier, sarebbero stati amministratori di fatto delle coop condizionando le decisioni prese dai rispettivi vertici. In questo modo le avrebbero usate per aumentare il volume di affari della società di famiglia, la Eventi6, portandole poi al fallimento.

Per quasi un’ora Renzi ha risposto al procuratore aggiunto Luca Turco, pubblico ministero dell’inchiesta. “Da sempre mi occupo di attività commerciali, ho l’idiosincrasia congenita per l’amministrazione – ha affermato Tiziano Renzi -. La coop è un elemento utile per i lavori più costanti, come il volantinaggio, per le altre attività usavamo i co.co.co. Abbiamo lavorato con la Delivery, Europe Service e Marmodiv. Con la Eventi 6 volevamo operare con cooperative che fossero corrette non per un problema etico, ma per un nostro interesse”. In aula ha ricordato gli albori delle sue attività, in un tempo lontano: “Facciamo servizi operativi di marketing dal 1984, quando per la prima volta ci incaricarono di distribuire 2 milioni e 300.000 tesserine del Bingo. I giornali da allora hanno cambiato veste, trasformandosi in occasioni di vendita”, “la nostra diversità era garantire che la filiera fosse corretta. Perché davano a noi il lavoro? Perché avevamo gli affidamenti bancari e credibilità, non avevamo debiti, nessun problema con le banche“. In mattinata sono stati ascoltati testimoni. Tra questi, un extracomunitario che ha lavorato per una cooperativa: “Dovevo scaricare volantini e portarli su un furgone. Mi hanno pagato dandomi 700 euro ma non mi hanno mai fatto un contratto. Mi sembra fosse la Marmodiv”. Invece la ex ragioniera di una coop ricorda come una socia di Marmodiv abbia chiesto fatture false nei confronti di Marmodiv. Tiziano Renzi ha voluto replicare: “Sono abbastanza sconvolto dalle testimonianze, perché non ce n’é nessuna vera. Sono solo una somma di falsità“.

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