Diritti

Il diritto all’aborto non sarà abolito, ma la strada per esercitarlo sarà sempre più tortuosa

Da qualche giorno è stato diffuso il video di alcune ragazze che, durante la manifestazione per il diritto all’aborto di Non Una di Meno a Roma, contestano la presenza di Laura Boldrini. Il tema caldo è quello dell’accesso ai servizi nelle periferie della città, dal costo elevato della pillola anticoncezionale alla fruizione dei consultori, fino ovviamente all’interruzione volontaria di gravidanza.

L’ex presidente della Camera è stata invitata a lasciare la piazza, perché ritenuta parte di un centrosinistra troppo lontano dalle rivendicazioni femministe sull’aborto. Boldrini, che sul momento si era allontanata stizzita, ha ribadito a Piazza Pulita di essere dalla stessa parte di chi manifestava.

Io non decido chi può partecipare a una protesta, sta in piazza chiunque si ritenga vicino alla causa, ma le posizioni sull’aborto di quella che dovrebbe essere l’alternativa alle destre anti-scelta sono attualmente molto deboli. Proprio qualche settimana fa la stessa Boldrini, ospite della trasmissione In Onda, ha definito la 194/78 una “buona legge” ribadendone l’importanza, proprio come fa Giorgia Meloni ogni volta che ha l’occasione di parlarne. Una legge sacrosanta, concordano destra e sinistra, che quindi non necessita di essere modificata.

Un altro esempio tra tanti è arrivato ieri con un post di Ferruccio Sansa, leader dell’opposizione progressista nel consiglio regionale della Liguria. C’è sempre una prima parte delle cose che il centrosinistra dice sull’aborto in cui sembra che vada tutto bene: rimediare ai pochi fondi per i consultori, non lasciare sole le ragazze, combattere la scarsa informazione tra i giovani… poi all’improvviso tutto vira nella direzione sbagliata. Sansa scrive che “l’aborto può essere permesso ma non si può mai dire che sia un bene“, perché mette fine a una vita.

Eccallà, lo sapevo io. Il passo è breve: esattamente come i fan del diritto a non abortire, in un’ottica totalmente antiscientifica sta dicendo che l’Ivg somiglia a un omicidio. Queste affermazioni sono preoccupanti, pericolosamente in linea con una recente proposta di legge di Fratelli d’Italia depositata proprio in Liguria con l’intento di dare maggiore spazio – nelle strutture pubbliche – alle associazioni anti-scelta (che continuano a chiamare pro-vita, ma la vita di chi?).

L’intervento continua con un altro grande classico: l’aborto è un dolore e un trauma terribile per ogni donna. Attenzione alla scelta lessicale: “per ogni donna”. A nome di chi sta parlando il consigliere? Non nego che possa essere un’esperienza complicata, psicologicamente e anche a livello pratico (vista la difficolta di accedervi in quasi tutte le regioni d’Italia), ma sono ormai molti anni che il femminismo sta cercando di smantellare quest’aura di tragedia che avvolge l’Ivg.

In tal senso, sono preziosi gli interventi di Alice Merlo (testimonial della campagna per la Ru486 di Uaar) o di Federica di Martino (community @ivgstobenissimo): si può abortire ed essere felici. Si può abortire e accompagnare nel percorso chiunque altro voglia farlo. Si può abortire senza doversi giustificare, senza vergogna. La sinistra che deve difendere l’aborto ha capito o no che questo diritto non porta con sé una tassa di lacrime e dolore? E ha capito o no che al momento è proprio la legge 194 ad avere dei grossi limiti nella garanzia dell’accesso all’Ivg?

Se la destra dice di volerla proteggere è perché fa comodo. Non verrà abolito un diritto, ma la strada per il suo esercizio sarà sempre più tortuosa. Non parlo solo di assecondare l’altissimo tasso di obiezione di coscienza… altri suggerimenti arrivano dai governi di estrema destra amici di Giorgia Meloni in Europa: far ascoltare le funzioni vitali del feto prima della procedura di Ivg, amplificare la voce degli anti-scelta in ospedali e consultori, valorizzare tramite i ministeri la “cultura della vita”. Da Vox a Fidesz passando per Fratelli d’Italia, i reazionari europei sono pronti a obbligare a una gravidanza indesiderata chiunque non riesca a superare questi ostacoli.

E il centrosinistra italiano, invece di cercare nuove strade, continua a rivendicare l’importanza di una legge problematica. Non si va mai oltre lo status quo, non si ascoltano le esigenze dei territori. È questa l’alternativa di cui dobbiamo accontentarci? In campagna elettorale Letta proponeva dei cartelli con scritto “scegli”, noi o loro. Però si è dimenticato di farci vedere qual è la differenza, nei fatti.