“Credo che la recessione sarà una delle difficoltà che potremmo affrontare. La lezione degli ultimi anni è stata che siamo capaci di lavorare insieme per aiutare le persone in difficoltà. Abbiamo governi che lo fanno, persone che lo fanno. Speriamo che anche in futuro si riesca a superare questo problema e, in particolare, ad aiutare chi ha più bisogno“. Lo ha detto John Elkann, il presidente del gruppo Exor. La holding possiede, tra l’altro, il 14,3% del gruppo automobilistico a guida francese Stellantis e il gruppo editoriale Gedi che pubblica i quotidiani La Repubblica, La Stampa e Il Secolo XIX. Erede dell’impero Agnelli, Elkann pochi giorni fa, ha completato il delisting di Exor da piazza Affari che ha lasciato la borsa italiana dopo 10 anni ma resterà quotata ad Amsterdam. Il cordone ombelicale con l’Italia è stato completamente reciso ma del resto l’Olanda è da anni la casa fiscale del gruppo di Elkann e soci. Qui le tasse sono molto più basse e così al fisco italiano non arriva quasi niente.

In quest’operazione gli Elkann sono stati un po’ spregiudicati, tanto che lo scorso febbraio la famiglia torinese ha pagato all’Agenzia delle Entrare circa un miliardo di euro per chiudere un contenzioso. In sostanza, diceva il fisco italiano, gran parte delle attività erano rimaste in Italia ma Exor aveva deciso di applicare il regime tributario olandese a tutte le divisioni del gruppo. All’inizio del 2021 Exor ha chiuso l’operazione con il gruppo automobilistico francese Psa che ha dato vita a Stellantis. Exor è il primo azionista del gruppo ma la maggioranza è dei soci francesi. Gli analisti più attenti hanno parlato di una vendita di Fiat/Fca mascherata da fusione, lo stesso ha detto l’ex presidente di Fiat Luca Cordero di Montezemolo. Grazie a questa operazione Exor ha incassato anche un dividendo straordinario di 828 milioni di euro. Finiti in Olanda. Al fisco italiano, e tanto meno alle persone che hanno bisogno, non arriva mai niente.

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