L’inflazione tedesca a settembre ha raggiunto il 10 %. Il livello è il più alto mai toccato dal 1950 ed è superiore alle stime degli analisti. Il dato armonizzato per i criteri europei è addirittura del 10,9%. I prezzi energetici registrano un + 43% su base annua. Lo ha riferito l’istituto di statistica federale. Questa mattina i responsabili dei maggiori istituti economici del paese, Ifo-Ifw-Iwh-Rwi hanno annunciato che la Germania si avvia verso la recessione con l’economia che dovrebbe iniziare a riprendersi solo nella prossima primavera. A frenare l’economica sono gli alti prezzi di gas ed energia. Il prodotto interno lordo tedesco è quindi atteso in calo nel finale del terzo trimestre, nell’ultimo quarto e all’inizio del 2023. Le stime sono contenute nel rapporto “Crisi energetica: inflazione, recessione, perdita di ricchezza”. L’andamento del prezzo del gas sarà decisivo, ma non dovrebbero verificarsi carenze per aziende e famiglie. Per quest’anno gli esperti prevedono una crescita economica di solo 1,4% circa e per il 2023 un calo del Pil tedesco di circa lo 0,4%. I dati sono leggermente migliori delle recenti previsioni dell’Ocse che per il Pil tedesco ipotizzano un + 1,2% nel 2022 e un – 0,7% nel 2023. L’inflazione , si legge nel rapporto, salirà dalla media dell’8,4% nel 2022 a una media dell’8,8% nel 2023. Solo nel 2024 la soglia del 2% sarà “di nuovo gradualmente raggiunta”.

Segnali di un deterioramento del quadro economico arrivano però da tutta Europa. Ieri il governo italiano ha ridotto da + 2,4 a + 0,6% le stime di crescita economica per il 2023. Stamane la Commissione Ue ha diffuso i dati sull’andamento della fiducia dei consumatori in settembre che ha registrato una nuova flessione di 3,5 punti “toccando il livello più basso di sempre”. Nel complesso l’indice – che misura il sentimento economico di industria, consumatori, servizi, commercio, costruzioni – ha registrato cali di 3,5 e 3,6 punti rispettivamente per l’insieme dell’Ue e per l’Eurozona. Per l’Italia la flessione è stata di 3,7 punti, la stessa dell’Olanda e inferiore solo a quella della Germania (4,8 punti). Un altro dato allarmante sull’Italia è stato diffuso dall’Istat: ad agosto i prezzi alla produzione dell’industria sono saliti del 2,8% su base mensile e di ben 40,1% su base annua con una nuova accelerazione dal 36,9% di luglio. I prezzi alla produzione tendono a scaricarsi in parte e gradualmente su quelli al consumo preannunciando ulteriori spinte inflazionistiche. Secondo le previsioni contenute nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef) approvato ieri dal governo l’inflazione italiana dovrebbe iniziare a calare a fine anno.

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