di Michele Sanfilippo

Il voto non ha fatto che confermare quanto era sotto gli occhi di tutti, e cioè che Letta ha organizzato una campagna elettorale ondivaga, incolore e disordinata al limite del suicidio. E forse non poteva essere diversamente dato che sembra lo specchio di cosa è diventato oggi il Pd. Se non ci fosse stata a sinistra una formazione, in questo caso il Movimento 5 Stelle, ad arginare lo strapotere di Meloni, il centrodestra avrebbe vinto in modo ancora più netto di quanto sia avvenuto.

Le dimissioni di Letta sembrano inevitabili e, se fossi in lui, mi sentirei perfino in imbarazzo a pensare di tornare a fare il professore nella scuola di studi politici, dato che ha dato prova di non essere ferratissimo in materia. Spero per lui che sappia insegnare la politica meglio di quanto abbia saputo esercitarla.

Per essere onesto devo ammettere che non è tutta colpa sua. Quando ne ha preso la guida ha trovato un partito già fortemente orientato verso Forza Italia che con Renzi e il suo Jobs Act era riuscito là dove anche Berlusconi aveva fallito. Resta il fatto che Letta non è stato in grado di dare un’identità al suo partito. Ora sarà necessario capire che cosa vorrà e saprà essere il Pd del prossimo segretario.

A me pare che non ci siano molte alternative. O resterà orientato verso il centro oppure potrebbe finalmente tornare a guardare verso sinistra.

Se guardiamo al centro l’impressione è che sia molto affollato. Contando sull’ormai tangibile decadimento fisico e mentale di Berlusconi, Calenda e Renzi avevano pensato di andare ad occupare lo spazio di Forza Italia. Le due ancelle della Confindustria probabilmente immaginavano di attrarre tutto l’elettorato moderato e di essere ago della bilancia tra destra e sinistra. Ma Forza Italia ha inopinatamente retto è l’obiettivo è stato fallito.

Ho quindi dei seri dubbi che il Pd del prossimo segretario possa risollevare le proprie sorti puntando al centro. Del resto in questo centro italiano c’è poco spazio per gli ideali. C’è piuttosto un’idea di politica tenacemente legata al mondo degli affari. Un’idea che ha aperto un solco quasi insuperabile tra eletti ed elettori.

A sinistra, invece, gli spazi ci sono. Si tratta anzi di vere praterie che in parte e per fortuna, come detto prima, sono state occupate dal Movimento 5 Stelle.

Ci sono tematiche importantissime che durante la campagna elettorale del Pd appena finita quasi non sono state menzionate. Primo tra tutti l’ambiente, ma immediatamente a ruota la giustizia, la redistribuzione delle ricchezze ed il rafforzamento dei servizi pubblici come Pubblica Istruzione e Sanità Pubblica. Ci sono milioni di giovani a cui occorre far tornare la voglia di fare politica ma nelle piazze, non nei salotti. Sarebbe ora che il Pd superi la diffidenza, solo in parte giustificata, verso il Movimento 5 Stelle e ricordi che una parte delle sue radici affonda a sinistra – anche se si fa veramente fatica a vederle. Però occorre prendere un orientamento chiaro, perché con questa destra c’è motivo di essere preoccupati.

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