Più che un’analisi della sconfitta, quasi un tentativo di scaricare la responsabilità della disfatta. Dal Nazareno, sede del Partito democratico, nel giorno successivo al flop del Partito democratico alle elezioni, il segretario dem Enrico Letta dà la colpa a Giuseppe Conte e al M5s per la vittoria del centrodestra guidata da Giorgia Meloni. “Ci siamo battuti in tutti i modi per evitare questo esito, ma se siamo arrivati al governo Meloni è per via del fatto che il leader M5s ha fatto cadere Draghi”, ha attaccato Letta, annunciando ora “un’opposizione dura e intransigente” da parte dei dem.

Al di là delle accuse a Conte, Letta – annunciando anche il Congresso imminente del partito e annunciando di non volersi ricandidare – è però tornato a rievocare la necessità di riprendere il dialogo con il M5s e la costruzione di un “campo largo“: “I numeri dimostrano che è l’unico modo per battere la destra, non è stato possibile non per nostra responsabilità”, si è però giustificato. E ancora: “Avendo scelto di non candidarmi al congresso, saranno altri a gestire. Ritengo però che sarebbe l’ultimo regalo alla destra se ci fossero opposizioni che vanno in ordine sparso. Io penso che per contrastare questa destra sia necessario riprendere le fila delle relazioni e non andare ognuno per conto suo”.
“Ho la fortuna di avere una certa esperienza, le sconfitte sono sempre molto solitarie, sono in coscienza convinto di aver fatto quello che era giusto fare”, ha però tagliato corto sulla rottura con il M5s.
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