Prima regola delle coperture: non parlare mai delle coperture. In tempo di voto e di promesse elettorali si potrebbe reinterpretare così la celebre massima di Fight Club, il film culto di Fincher. Se vi venisse in mente di fare un giro tra i programmi diffusi dai partiti sappiate che di coperture finanziarie non troverete traccia, o quasi. C’è chi molto candidamente non ne fa proprio menzione e chi cerca di darla a bere tenendosi sul vago, ma il sacro dettame resta valido: non dire mai dove prenderai i soldi. Soprattutto se ti rivolgi a quei fessacchiotti delle nuove generazioni!

Prima vituperati ogni due per tre, ora blanditi quotidianamente a suon di TikTok, i giovani – creature al limite del mitologico – grazie all’ampliamento dei votanti in Senato potrebbero essere decisivi, astensione permettendo. Millennials e Gen Z sono da giorni oggetto di (sgradite) attenzioni da parte dei vari leader, che li chiamano in causa cercando di propinargli promesse mirabolanti.

Letta, nel tentativo disperato di fare qualcosa di sinistra, ha proposto una dote di 10mila euro, che non basta per avviare un’attività figuriamoci per l’acquisto di una casa. Il denaro sarebbe da raccattare attraverso l’aumento delle imposte sulle grandi successioni, con il rischio neanche troppo remoto di mettere in fuga verso i paradisi fiscali un bel po’ di paperoni d’Italia. Il gruzzoletto a firma Pd, con tutti i suoi limiti, è finora – va detto – l’unica proposta corredata di indicazioni chiare sulle coperture. In casa Dem il resto del programma è un lungo elenco di desiderata che fa pendant con le ricette del Movimento di Conte: zero contributi per le assunzioni a tempo indeterminato, retribuzione dei tirocini, fondo di garanzia. Tutto molto bello, ma i soldi?

Il centrodestra dal canto suo pensa bene di rispolverare una misura già implementata in passato con scarsi risultati. Le agevolazioni per il mutuo prima casa, dati alla mano, non hanno mai contribuito a ridurre il numero di chi vive ancora con i genitori che, anzi, negli ultimi dieci anni è addirittura aumentato. La proposta comunque gode di ampio consenso, tra i sostenitori c’è pure Giggino con il suo “mutuo Zac”. Ovviamente la regola vale sempre: mai parlare di vile denaro, neanche quando si tratta di decontribuzione per gli under 35 e del mitico servizio nazionale obbligatorio della Lega.

Menzione speciale al Terzo Polo, che si inventa politiche quasi regressive. Il duo Renzi Calenda propone di azzerare l’Irpef per gli under 25 e dimezzarlo per gli under 29 quando in Italia i giovani con un impiego sono solo una piccola minoranza, spesso e volentieri già esentata per via dei salari bassi. Una misura che quindi si rivelerebbe premiante soprattutto per chi già dispone di redditi consistenti e una certa solidità economica. In tema di coperture si resta sul generico: il nuovo centro mira a recuperare risorse tagliando la spesa della pubblica amministrazione e intensificando la lotta all’evasione fiscale.

Ultima ma non ultima, la spassosissima Italexit: Paragone vuole centri ricreativi dedicati in ogni quartiere, con personale qualificato e a partecipazione gratuita. La pace nel mondo quando? Insomma, a conti fatti (o non fatti) se il 25 settembre i giovani dovessero scegliere il partito dell’astensionismo lo farebbero a ragion veduta.

Articolo Precedente

I giovani al voto per la prima volta dalle piazze dello sciopero sul clima: “Siamo preoccupati, i partiti non si occupano di ambiente”

next
Articolo Successivo

Elezioni, l’alleanza Verdi-Sinistra Italiana è riuscita a dare corpo a due grandi idee

next