È stato convocato per il 30 settembre un Consiglio Ue straordinario sull’energia per cercare di arrivare a un’intesa sul protocollo europeo da adottare in vista dell’inverno e della crisi energetica innescata dallo stop al gas imposto dalla Russia. A darne notizia è stato con un tweet il ministro del Commercio e dell’Industria ceco, Jozef Síkela, della presidenza di turno del Consiglio Ue: “Il 30 settembre finiremo ciò che abbiamo iniziato la scorsa settimana. Ho appena convocato un altro Consiglio Energia straordinario per discutere le proposte della Commissione per affrontare i prezzi elevati dell’energia. La Presidenza ceca, gli Stati membri e la Commissione sono pronti a lavorare insieme”.

Diversi i provvedimenti che dovrebbero essere portati sul tavolo dei 27 capi di Stato e di governo dell’Unione seguendo la proposta in fase di elaborazione da parte della Commissione europea. Un piano che ha come obiettivo quello di arrivare alla riduzione obbligatoria dei consumi di elettricità sulla base di un target mensile, lasciando ai singoli Stati membri la discrezionalità di individuare in quali ore implementare tale taglio.

“Domani porremo un obiettivo obbligatorio per ridurre i consumi” di elettricità “nelle ore di punta” ma “daremo agli Stati membri la flessibilità di progettare le proprie misure come meglio credono”. Lo ha detto la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, intervenendo alla plenaria del Parlamento Ue a Strasburgo. A quanto si apprende, la riduzione della domanda di elettricità nelle ore di punta, da intendere come quelle in cui il consumo è più elevato, sarà fissata al 5%. Con un obiettivo generale di riduzione dei consumi del 10%. “Questo – ha spiegato la commissaria – permetterà di allentare lo stress sulla produzione di elettricità, ridurre il consumo di gas e avere un effetto positivo sui prezzi”. La Commissione europea si appresta a proporre anche un tetto ai ricavi delle società che producono elettricità da fonti a basso costo diverse dal gas, quindi incluse le rinnovabili, fissato in una soglia compresa tra 180 e 200 euro per megawattora. Si apprende da più fonti diplomatiche.

Nelle bozze non c’è invece alcuna misura sul price cap al gas. La proposta ha trovato resistenze anche all’interno dell’Ue, con Germania e Paesi Bassi che si sono esposte maggiormente, ma soprattutto tra i Paesi fornitori come la Norvegia: il premier Jonas Gahr Store, in una telefonata con Ursula von der Leyen, ha manifestato tutto il suo “scetticismo” sulla misura che potrebbe incontrare la contrarietà anche di Algeria e Azerbaigian. E del loro gas, ora, l’Europa non può più farne a meno. Questa mattina il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani aveva affermato “l’Europa si è instradata verso una serie di misure, e probabilmente anche il price cap (tetto al prezzo, ndr) a breve, che dovrebbero dare delle regole uguali per tutti. Speriamo che le prossime due o tre settimane portino i risultati attesi”.

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Crisi energetica, Marin: “Economia sotto pressione. Ue resti unita, se uno Stato va in recessione gli effetti diventano comuni”

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