José Roberto Villalobos Fiatt, ingegnere elettronico costaricano, aveva 29 anni quando ha deciso di lasciare San José per trasferirsi in Italia e inseguire il suo sogno europeo. Un viaggio di oltre 9mila chilometri partito dalla capitale della Costa Rica, e finito a Torino. Qui José ha vissuto per tre anni, prima di trasferirsi in Olanda, a Delft, dove attualmente lavora. Oggi di anni ne ha 32 ma in poco tempo nella sua vita è cambiato quasi tutto. “In Costa Rica lavoravo in un’azienda: facevo equipaggiamento di radio per gallerie. Sono entrato per fare la tesi nel 2012 e poi sono rimasto per sette anni. Avevo un contratto a tempo indeterminato, un ottimo salario, ma c’era sempre, a titolo personale, il desiderio di continuare a studiare e di farlo in Europa”. Dopo la laurea in Ingegneria elettronica nel 2015, con quel primo lavoro José si specializza in sistemi di comunicazione radio per applicazioni commerciali e di pubblica sicurezza nei tunnel e negli ambienti sotterranei. Gli piace ma sente il bisogno di imparare altro: “Alla fine dell’Università sentii l’urgenza di essere indipendente e ‘di andare in strada’, come diciamo noi. Ma poi torna il pensiero di andare avanti, riprendere l’istruzione, formarsi con un programma più avanzato. Questo pensiero di migliorarsi secondo me c’è sempre, in tutti, e uno non dovrebbe mai dimenticarsi di ascoltarlo e progredire”. Così José ci pensa a lungo, rimanda il più possibile, ma poi cede: “Bisogna essere decisi quando si fa una scelta del genere – spiega – per me implicava smettere di guadagnare e cominciare a investire tutti i miei risparmi, perché non avrei nemmeno avuto una borsa di studio. Lasciare il lavoro, il mio Paese, le mie certezze: sono cose che ho dovuto porre a bilancio”.

Villalobos Fiatt fa i conti con l’ignoto e mette nero su bianco anche gli aspetti che lo spaventano di più: “Partire non era facile, ma volevo farlo. E sapevo che ogni anno che rimanevo sarebbe stato sempre più difficile tornare indietro”. Così decide indietro non si guarda più: “Devi presentare documenti, parlare con le ambasciate: una volta che inizi il procedimento burocratico non puoi fermarti”. Fin da piccolo, come molti costaricani della sua generazione, José sognava due posti: gli Stati Uniti, per vicinanza territoriale, e l’Europa: “Andare negli USA aveva un valore storico, in più l’azienda per cui lavoravo aveva ottimi rapporti con gli Stati Uniti. Ma l’idea di venire in Europa era più forte, penso sia stata sempre dentro di me anche quando ero uno studente. Avevo una manciata di amici che già lo avevano fatto e che sono ancora in Europa: mi hanno incoraggiato moltissimo a partire”. L’ingegnere si candida per tre master: Belgio, Italia e Germania le sue mete preferite. Ma la Germania non va in porto, così inizia un master internazionale in Ingegneria elettronica al Politecnico di Torino.

Riprendere a studiare dopo sette anni di lavoro in un settore molto specifico, farlo in un’altra lingua e per di più in un paese straniero, non è facile. Così qualche momento di sconforto c’è: “Ma non puoi tornare indietro, nemmeno all’inizio: una volta che tenti e ti accettano non puoi rifiutare e dire che è tutta una prova”. José non si lascia abbattere ma vive sulla sua pelle le difficoltà, prima di tutto economiche: “In Costa Rica avevo finanziariamente tantissimo, un bel reddito e stavo bene. Quando cambi e cambia tutto, tutto pesa, hai paura di sbagliare. Per alcuni sembra una scelta inadeguata o folle, un po’ pazzesca: lasciare cose che hai costruito col tempo praticamente dalla notte al mattino. Ma arrivato a Torino dovevo studiare, non avevo nessuna scusa e l’ho fatto”. Per rendere sostenibili gli studi si appoggia all’azienda costaricana con cui lavorava: “Sono sempre stati per me un cuscinetto, ho sempre avuto un legame bello e forte con questa azienda. Mi hanno aiutato”. Rispetto alla Costa Rica, l’Università italiana gli è sembrata diversa: “Meno pratica. In Costa Rica gli studenti sviluppano molti progetti personali, anche di lungo termine, questo ti riempie di orgoglio quando vedi le cose funzionare”. A poche settimane dalla laurea nel maggio 2022, Villalobos Fiatt viene contattato da un’azienda olandese che si occupa di stazioni di ricarica per veicoli elettrici, la stessa in cui si trova un ex collega costaricano, che lo segnala ai vertici. È il lavoro dei sogni per lui, che avrebbe dovuto seguire le procedure di sicurezza e performance delle stazioni di ricarica, quindi accetta anche se in Italia nel frattempo ha creato dei legami personali seri con una compagna. Oggi lavora a Delft in Olanda e fa la spola per ragioni sentimentali: “Ho sempre voluto lavorare nell’ambito della mobilità sostenibile e se avessi trovato lavoro in Italia sarei rimasto. Ho inviato il curriculum a qualche azienda italiana, ma non mi hanno mai risposto, non so nemmeno se l’abbiano ricevuto. Ma va bene così, ci sono tanti paesi in giro per il mondo”. Se ripensa alla scelta compiuta tre anni fa, non ha dubbi sul fatto che la rifarebbe: “Sono una persona completamente diversa. Lasciare il proprio Paese è un passo grande. Ho fatto nuove esperienze, anche faticose, esplorato nuovi orizzonti, conosciuto nuovi amici, mi sono innamorato. Il tempo non si può fermare, quindi a me basta sapere che sono una persona migliore di quella di 3 anni fa”.

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