E’ una “decisione che mi sembra bizantina“. Enrico Letta contesta così la delibera dell’Agcom, per lui troppo cavillosa, che ha bocciato il confronto a due tra il leader del Pd e Giorgia Meloni, in programma il 22 settembre (a tre giorni dal voto) in uno speciale di Porta a Porta condotto da Bruno Vespa. “Un unico confronto televisivo tra due soli soggetti politici risulta non conforme ai principi di parità di trattamento e di imparzialità dell’informazione”, ha sottolineato l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, secondo la quale questo determinerebbe, per Meloni e Letta, “un indebito vantaggio elettorale rispetto agli altri”. Ma Letta non ci sta: “Non ho ancora capito se è un no, un nì o un sì. Studieremo bene la decisione e decideremo il da farsi“, ha aggiunto intervistato a Radio Capital.

Gli esposti degli alleati – La bocciatura del confronto a due, infatti, non va giù al Partito democratico. “La delibera non vieta i confronti a due”, incalza Antonio Nicita, già commissario Agcom e oggi candidato Pd al Senato. “Appare possibile avere confronti tra due leader – precisa Nicita – così come tra più leader, a condizione che tale format non si esaurisca in un unico confronto, ove sia prevista, dall’autonomia editoriale dell’emittente, un format con partecipazione di due soli soggetti e una connessa unica comunicazione”. Di certo l’impostazione di un confronto di un’ora Letta-Meloni e poi di una serie di spazi di mezz’ora in solitaria per gli altri esponenti politici non è molto piaciuta neppure agli stessi alleati del Partito Democratico. Nella delibera, infatti, vengono citati 3 esposti pervenuti all’Autorità contro la scelta della Rai: oltre a quello di Michele Anzaldi (deputato di Italia viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai), ci sono infatti anche gli esposti dell’ufficio stampa di +Europa e dell’alleanza Verdi Sinistra. La lista di Fratoianni e Bonelli sottolineava anche come “gli annunciati confronti limitati ai due partiti di maggior successo presunto sono vietati. E lo sono egualmente spazi omologhi, allargati solo a tre o quattro attori” (con un chiaro riferimento al confronto a quattro proposta da Mentana).

Liste e coalizioni – Su quest’ultimo punto l’Agcom ha spezzato una lancia a favore di Verdi e Sinistra: sottolineando come le legge elettorale prevede un sistema misto (proporzionale e maggioritario) dando la possibilità alle liste di allearsi in coalizione per i collegi uninominale, l’Autorità precisa che la legge “non prevede l’individuazione di un capo della coalizione (laddove impone invece alle liste di indicare il relativo capo politico), né postula necessariamente che l’esito delle elezioni venga determinato dal confronto tra due liste o tra due coalizioni”. Per questa ragione, per l’Agcom il principio della par condicio vale “tanto in riferimento alle coalizioni quanto alle liste“.

Il voto contrario di Giomi – La delibera è stata approvata a maggioranza dall’Agcom, con il solo voto contrario della commissaria Elisa Giomi: “Ritengo che tutelare la par condicio e i suoi principi cardine significhi, nella sostanza, moltiplicare, e non ridurre, le occasioni di confronto fra punti di vista, anche attraverso formule capaci di interessare il pubblico e incentivarne la partecipazione informata alla competizione elettorale”, ha commentato Giomi spiegando i motivi della sua opposizione alla decisione dell’Autorità. Per lei, infatti, con questa delibera si rischia una “strumentale ingerenza nella programmazione di pubblico servizio” e anche “di inibire anche la libertà editoriale delle altre emittenti nonché le iniziative dei politici”. Per la commissaria il principio paritario del “tutti o nessuno” rischia di trasformarsi in uno strumento di censura. “Ciascun esponente politico – afferma – ha il diritto di proporre forme e modalità di confronto con altri e altre, incontrando l’unico limite del loro consenso, della disponibilità della trasmissione e dell’obbligo, in capo a questa, di assicurare la parità di trattamento di cui sopra”.

La replica di Vespa – “Pazienza. Mi dispiace. Non avremmo tolto nulla a nessuno e fatto del buon giornalismo”, ha commentato a caldo la decisione dell’Agcom Bruno Vespa. “Noi siamo pronti a far confrontare tutti i leader ma è noto che ci sono delle forti resistenze”, ha ribadito il conduttore di Rai 1. E’ stato proprio lui a spiegare giorni fa, in un’intervista a La Stampa, che la decisione di un unico confronto a due era “il risultato di un accordo tra le due parti: sono stati quindi Letta e Meloni a decidere “di utilizzare la loro mezz’ora per un confronto tra di loro”. Proprio su questo aspetto risponde chiaramente l’Agcom, sempre nella stessa delibera: “La definizione delle modalità di eventuali confronti fra esponenti politici non può essere rimessa agli esponenti politici medesimi, rientrando, tale definizione, nella responsabilità editoriale dei direttori responsabili dei programmi”.

La Legga attacca Letta – Il commento di Enrico Letta viene pesantemente criticato dai parlamentari della Lega in commissione di Vigilanza Rai: “Forse il bizantino è lui. Sappiamo bene che la sinistra è abituata a governare senza vincere le elezioni, ma dettare legge anche sulle autorità di vigilanza ci sembra eccessivo”. Ribattono i leghisti Giorgio Maria Bergesio, Dimitri Coin, Umberto Fusco, Elena Maccanti, Simona Pergreffi e Leonardo Tarantino. “Le normative vigenti sulla par condicio radiotelevisiva – aggiungono – non possono essere calibrate ad hoc sui Dem. Rimane un’unica domanda da fare al segretario del Pd: perché dice che valuterà il da farsi, il dibattito era organizzato da lui o dalla Rai?”. Ovviamente i parlamentari della Lega attaccano solamente il segretario del Pd, nessuna critica viene rivolta a Giorgia Meloni (protagonista “dell’accordo” con Letta).

Le reazioni dei leader – Nessun commento neppure dai leader del centrodestra: silenzio da parte della presidente di Fratelli d’Italia e niente dichiarazioni di Matteo Salvini. Silvio Berlusconi, in un’intervista a Rtl, si limita solamente a dire che per lui “i confronti in tv sono privi di contenuti, per questo non mi appassionano. È più corretto invece che ogni partito presenti agli italiani il proprio programma elettorale”, afferma chi è stato protagonista, con Prodi, dello storico confronto televisivo per le politiche del 2006. E’ intervenuto subito dopo la pubblicazione della delibera dell’Agcom, Giuseppe Conte: “Lo avevamo detto, il confronto a lume di candela in Rai su cui si sono accordati Letta e Meloni non rispetta il diritto dei cittadini a essere correttamente informati. Non sono loro le uniche due alternative per l’Italia. La democrazia e il pluralismo sono una cosa seria”, ha scritto su Twitter il presidente del Movimento 5 stelle. “Bene Agcom!”, ha esultato Carlo Calenda: “Abbiamo avuto ragione a sollevare la questione. Adesso si organizzi un confronto vero e serio, come si fa in tutti i paesi civili”, ha scritto il leader di Azione sui social.

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