Non si ferma la corsa dei future sul gas al Ttf di Amsterdam. Le quotazioni hanno chiuso a 321 euro/megawattora. Un rialzo vertiginoso nell’ambito della peggiore crisi di approvvigionamento degli ultimi decenni che mette pressione ai governi di tutta Europa. L’impennata ha anche portato i prezzi dell’energia in tutto il continente a livelli mai visti prima: in Italia il prezzo medio fissato per l’energia elettrica per la giornata di domani è salito a 718 euro al megawattora (con un massimo di 800 nelle ore di picco) contro i 614,76 euro di oggi. Risultato: costi alle stelle per i comparti più energivori. “Sul gas fate presto. L’industria metalmeccanica rischia una grave frenata e di fermare un terzo delle imprese“, è l’allarme è il segretario generale della Fim-Cisl, Roberto Benaglia, che paventa il rischio di ricadute sui lavoratori. Il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, mette pressione sull’Europa: “L’Italia ha richiesto un price cap sul gas e il disaccoppiamento del prezzo dell’energia dal prezzo massimo del gas. Se l’Europa non capisce che deve cambiare queste due regole fa il gioco della Russia. Se queste regole non si possono cambiare perché qualche grande Paese europeo si oppone, non possiamo evitare di porre il tema dello scostamento di bilancio, di come noi possiamo aiutare famiglie e imprese”.

L’Associazione degli industriali di conserve di pomodoro ha intanto scritto ai ministeri dello Sviluppo e delle Politiche agricole avvertendo che “questa situazione rischia di mettere in discussione il prosieguo della campagna di trasformazione con le imprese che, non riuscendo a far fronte ai rincari, saranno costrette a rallentare la produzione o addirittura chiudere gli impianti con ripercussioni importanti sull’occupazione e sul mondo agricolo”. Confcommercio-Imprese per l’Italia dal canto suo stima che di qui ai primi sei mesi del 2023 siano a rischio chiusura a causa dei rincari (la spesa in energia nel 2022 è prevista triplicare rispetto al 2021) “circa 120mila imprese del terziario di mercato e 370mila posti di lavoro“.

“Alla riapertura delle fabbriche – afferma Benaglia – molte ci segnalano non solo costi di produzione ormai insostenibili, ma soprattutto la difficoltà a programmare i prossimi mesi produttivi a fronte della totale incertezza. Ad essere colpite non sono solo le filiere maggiormente energivore come siderurgia, metallurgia, lavorazione metalli e meccaniche, ma anche i settori utilizzatori quali la produzione di macchine utensili, la componentistica automotive, l’elettrodomestico“. Secondo la Fim-Cisl “un terzo delle imprese va incontro a seri problemi produttivi nel mese di settembre, nonostante portafogli ordini consistenti, che si potrebbero tradurre in conseguenze occupazionali non positive, con rischio di un aumento nell’uso di ammortizzatori“. Di qui l’invito a “fare presto” sul gas. “Il governo Draghi agisca per un piano di immediato contenimento delle bollette da qui a Natale, di razionamento che salvaguardi il cuore manifatturiero del Paese, di approvvigionamenti garantiti anche tramite i rigassificatori e spinga sulle rinnovabili da subito. I partiti escano da una campagna elettorale di slogan attraenti e facciano quadrato attorno a questa grave emergenza per le imprese e per i lavoratori”, chiede Benaglia.

Intanto la Spagna propone di costruire un gasdotto “sottomarino” Barcellona-Livorno per connettere la Penisola iberica con il resto dell’Europa: è “un’opzione che va valutata molto seriamente pensando a medio e lungo termine”, ha affermato la vicepremier e ministra della Transizione Ecologica spagnola, Teresa Ribera, in un’intervista concessa al canale tv Antena 3. Le parole di Ribera fanno eco a quelle del premier Pedro Sánchez, che ieri sera, nel corso di un viaggio in Colombia, ha parlato di un’eventuale connessione tra Spagna e Italia come “piano B” plausibile al progetto di un gasdotto che attraversi i Pirenei, caldeggiato da Berlino e Madrid ma visto con freddezza da Parigi. “La cosa più facile sarebbe, per un Paese che si dichiara europeista e nel momento estremamente critico in cui siamo, puntare su un progetto che potrebbe essere operativo nell’inverno 2023-2024, cioè la connessione attraverso i Pirenei”, ha chiarito Ribera. “È importante ascoltare la Francia, ma lo è anche non affrontare la questione come una disputa bilaterale tra Spagna e Francia, perché non è così”.

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