Salgono i rendimenti dei titoli di Stato europei e in particolare di quelli italiani. Un Btp a 10 anni rende il 3,51%, lo 0,2% in più rispetto a ieri. Lo spread, ossia la differenza di rendimento rispetto all’equivalente titolo tedesco, si amplia a 230 punti. Il rendimento di un bund tedesco è in risalita di 12 punti base (lo 0,12%) a 1,22%. Un decennale francese paga l’1,8% (+ 13 punti base), uno spagnolo il 2,37% (+ 12), uno greco il 3,67% (+ 18 punti).

Gli investitori attendono di capire quali saranno le prossime mosse delle banche centrali, nello specifico della Bce. Il dato sull’andamento dei prezzi alla produzione tedeschi di luglio diffuso stamattina ha mostrato un incremento del 5,3% rispetto a giugno, ben al di sopra delle attese. I prezzi alla produzione, pagati dalle imprese, tendono ad anticipare quelli al consumo. Quello odierno è quindi segnale di un ulteriore rafforzamento delle pressioni inflazionistiche. La Bce ha preannunciato un nuovo intervento sui tassi a settembre ma l’entità del rialzo è subordinata all’aumento dei prezzi. Più l’inflazione è alta più è probabile che l’incremento dei tassi diventi consistente. Questo avrebbe anche l’effetto di alzare i rendimenti dei titoli di Stato di nuova emissione. Per allinearsi a questi valori i titoli già in circolazione vengono scambiati a prezzi più bassi. Poiché il rendimento è fisso come cifra assoluta ma viene espresso come percentuale del valore del titolo se quest’ultimo scende il rendimento sale. Il calo dei prezzi dei titoli di Stato sta penalizzando i titoli bancari in borsa. Gli istituti di credito hanno infatti in portafoglio decine di miliardi di Bot e Btp italiani. Intesa Sanpaolo perde il 2,8%, Unicredit il 3,3%.

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